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I miei gusti impopolari

Ognuno ha i suoi gusti e in questo articolo volevo parlarvi di alcuni dei miei, assolutamente personali, che percepisco come impopolari o strani.

Succede spesso: tutti amano un libro alla follia, tutti ne parlano e gli buttano addosso stelle su stelle nelle recensioni e mille lodi all’autore/autrice. E io? Lo detesto. La possibilità che piaccia anche a me è inversamente proporzionale a quanto bene ne parlano gli altri.

Non avviene ogni singola volta, ma è un trend che non posso fare a meno di aver notato. Sono estremamente selettiva in ciò che leggo per via di mie preferenze personali in positivo e negativo e oggi vi parlerò di quelle in negativo che mi portano a non apprezzare libri adorati dai più.

Non mi piacciono i teen drama. Non mi sono mai piaciuti, nemmeno da adolescente, e adesso mi sembrano ancora più esaspera(n)ti e tediosi. Personaggi che si comportano come robot programmati da gente che ragiona solo per stereotipi, conflitti esasperati, angosce esistenziali, , gente che vorresti prendere a schiaffi ad ogni riga… no grazie. Non per me.

Fatico a leggere i romanzi distopici. Quando leggo apprezzo una buona costruzione del mondo quasi più dei personaggi che lo popolano: se l’ambientazione è abbastanza interessante e il mistero appassionante, posso tranquillamente chiudere un occhio se i personaggi non sono particolarmente sviluppati od originali. Sfortunatamente ci sono romanzi distopici la cui costruzione del mondo non regge nemmeno a un’analisi superficiale perché è usata dall’autore come una facile scorciatoia per predicare sui mali del mondo e dell’umanità o mettere in scena conflitti spettacolari ed esasperati. Non tutti i romanzi distopici sono così, ma per gli altri casi entra in gioco il punto seguente:

Non mi piacciono i dark fantasy né i libri totalmente cupi/violenti/nichilisti. I momenti di tensione, tristezza e disperazione in cui tutto sembra perduto ci stanno e sono una delle ossa della narrazione. Il mio personale problema è quando costituiscono l’interezza di una storia. Mi capita di avere pensieri negativi per conto mio e l’ultima cosa che voglio in quei momenti è leggere una storia intrisa di violenza, disperazione e nichilismo che mi manda indirettamente il messaggio che o trovo in me abbastanza forza/volontà di sopraffazione per sottomettere tutti e diventare perfetta o dovrei passare la mia vita a piangere in un angolo buio perché niente ha importanza. Il nichilismo è una fase che passiamo tutti, ma ho capito che non potrò mai trovare la felicità od ottenere una qualsiasi forma di miglioramento personale finché rimango là. E poi sono un cuore tenero ho i nervi troppo deboli per reggere certe scene o i finali amari. So che alcuni apprezzano le cose sopra descritte e non intendo giudicarli, solo specificare che ho gusti diversi da loro.

Non ho rapporti molto buoni col rosa e il romance. Sono generi letterari che non mi hanno mai particolarmente attirata; spesso ho addirittura l’impressione che la love story sia un tassello da inserire a forza che rallenta la trama senza aggiungere assolutamente nulla. Li trovo ripetitivi e particolarmente pieni di cliché. Tutti abbiamo un genere di comfort che amiamo nonostante i difetti o le parti ricorrenti, ma il mio non è questo. Mi piace quando una relazione d’amore tra due personaggi è ben delineata e si prende il suo tempo per sbocciare, magari mentre la trama prosegue e impariamo a conoscere meglio il cast; una storia d’amore può essere un modo per contribuire alla trama e alla conoscenza dei personaggi, ma se la love story è l’interezza della storia e ho l’impressione che non sia ben fatta, mi sarà praticamente impossibile amare quel libro.

Non mi piacciono le storie ambigue. I personaggi ambigui possono essere intriganti e le false piste fanno parte di qualunque storia in cui ci sia un mistero. Qual è il mio problema? Sorge quando l’ambiguità diventa incoerenza: incoerenza dei personaggi, regole che di colpo non valgono più e poi tornano valide, una trama in cui non si capisce nulla e si contraddice mille volte… so che ci sono persone che amano questo tipo di storie dove niente è chiaro e non intendo insultarle, ma quando leggo una storia, chiudo il libro e mi rendo conto di non averci capito assolutamente nulla, non posso fare a meno di sentirmi presa in giro. O quando, dopo mille svolte e giravolte si arriva al finale sperando di trovare una qualche spiegazione e invece il finale o è privo di senso o è ancora più incomprensibile del resto della storia. Ad alcuni piace, ma non a me.

Non mi piacciono le storie-predicozzo. Ci sono storie scritte con le migliori intenzioni del mondo ma popolate da personaggi unidimensionali dove tutti i buoni sono proiezioni dell’autore e tutti i cattivi scemi violenti che non capiscono niente e sono in disaccordo con l’autore. Punto. Non riesco a leggerle.

Cliché anti-umani. L’umanità è capace di grandi mali, ma non dobbiamo dimenticarci che siamo capaci di grandi cose anche nel bene (e trovo anche che sarebbe assai più produttivo adoperarsi nella seconda cosa che continuare a battersi il petto e annegare nei sensi di colpa come specie). I libri che lo dimenticano sono mattoni che non riesco ad apprezzare.

E voi? Di quali cliché vi siete stufati? C’è un genere di cui sentite parlare molto ma non vi piace? Fatemi sapere nei commenti e continuate a seguirmi!

 

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