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Videogiochi e scrittura: avversari inconciliabili?

 

I videogiochi, a volte, si avvalgono di una storia appassionante per tenere i giocatori incollati allo schermo, ma non sempre la scrittura riesce a inquadrare bene questo medium.

 

L’industria video ludica macina cifre da capogiro, più del doppio del cinema e dell’editoria. È un medium che affascina, pur essendo assai più giovane rispetto al libro. Alcuni titoli video ludici permettono al giocatore di scegliere il finale di una storia con le loro azioni, altri lo accompagnano alla scoperta di intrighi e misteri, altri ancora, pur essendo privi di una storia (o avendone una piuttosto elementare) possono sempre generarne tramite il ricordo della partita.

Ad esempio: raramente la serie di Super Mario fa sfoggio di storie complesse, ma ogni livello genera ricordi e una possibile storia; magari durante una partita ha suonato il telefono o è successo qualcosa di buffo e inaspettato, che sia una morte evitata per un soffio, un errore di programmazione, la scoperta di un piccolo segreto o altro ancora. Ogni copia di un videogioco è programmata allo stesso modo, ma non esistono due partite uguali perché ogni giocatore gioca a modo suo, così come ciascuno ha un modo diverso di leggere per gusto, velocità e altro ancora anche se si tratta dello stesso libro.

Ma la scrittura è riuscita a incorporare gli spunti offerti da questo medium? Esistono libri che ne raccontano la storia e le curiosità, altri di fantascienza che raccontano futuri possibili (e impossibili) influenzati da questo, ma ci sono anche YA giapponesi ambientati all’interno di videogiochi o mondi che funzionano come se fossero un videogioco.

Si tratta di esperimenti non sempre riusciti; quei mondi video ludico-letterari tendono a somigliarsi molto tra loro o a includere errori dovuti all’imperizia di chi scrive. Il rischio è di alienare quei lettori a cui i videogiochi non fanno impazzire senza riuscire ad attirare l’attenzione o il plauso dei giocatori consumati.

Eppure la meccanica di gioco per cui si affrontano nemici sempre più potenti fino ad arrivare al più difficile, il boss finale, è stata presa da un archetipo: l’eroe che affronta un rischio e un nemico dopo l’altro e quello più forte e pericoloso lo aspetta nelle ultime pagine. Per chi legge risulterebbe piuttosto strano trovare il climax più vertiginoso in qualunque punto che non sia la fine.

Rimango convinta che la scrittura sia il medium più multiforme e più adattabile di tutti nel descrivere e immaginare il possibile e l’impossibile; sta all’abilità di chi scrive fare ricerca sui videogiochi e creare qualcosa di nuovo.

Vi anticipo che tutto ciò sarà legato al quarto volume della serie Camena. Devo ancora finire di scriverlo, ma avevo già parlato del mio rapporto coi videogiochi nel mio ebook Cartoni esaminati.

 

E voi? Vi piacciono i videogiochi e se sì quali? Fatemi sapere nei commenti, buone feste e continuate a seguirmi!

 

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