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Leggere da filologa

Leggere è sempre un piacere, ma può capitare che i gusti personali siano influenzati (anche) dagli studi.

 

Il primo libro di quest’anno, ancora in corso di lettura, è il Paradiso commentato da Franco Nembrini, illustrato da Gabriele dell’Otto e con prefazione di Alessandro D’Avenia. Fa parte di una delle opere letterarie più famose e uno dei motivi per cui mi sto godendo ogni sillaba – oltre alle splendide illustrazioni – è l’ottimo commento, che permette di comprendere e inquadrare bene la parte considerata più noiosa e “difficile” dell’intera Commedia.

So che in molti preferiscono l’Inferno, ma personalmente non saprei scegliere tra le tre cantiche: è nel Paradiso che le domande hanno risposta e Dante ritrova la pace e la fiducia, sebbene gli stessi santi non manchino di criticare piuttosto duramente le piaghe di allora e di ogni tempo.

E allora mi è venuta in mente la domanda: anche il Paradiso è un classico? Tutti citano l’Inferno, ma sono pur sempre parti integranti di una stessa opera.

Non tutti i lettori, poi, sono d’accordo su quali classici valga la pena leggere. Entrano in gioco fattori come differenti gusti e sensibilità e può capitare che queste ultime siano influenzate dagli studi (senza contare che è fisicamente impossibile leggersi ogni singolo libro considerato significativo nella Storia umana).

Io ho studiato filologia, ma già da prima ero quella incontentabile che ad ogni adattamento diceva “è meglio il libro” o “l’originale è meglio e diverso per questo e quest’altro motivo”. Nell’immergermi in un testo, voglio sempre avere una buona cognizione delle intenzioni dell’autore e del contesto in cui si trovava.

A volte scopro cose inattese: ad esempio, il fatto che Le avventure di Gulliver non è nato come una storia per bambini, bensì come un racconto distopico in cui l’autore, deplorando le guerre di religione del suo tempo, parodizzava le ansie della sua epoca mettendola a confronto con regni immaginari differenti.

Anche Don Giovanni è una figura che è cambiata tantissimo: nell’originale spagnolo è un nobile donnaiolo che rimanda il pentimento a data da destinarsi con la leggerezza tipica della sua epoca ed estrazione sociale, mentre in molte opere successive è una figura titanica che si erge vanamente contro le costrizioni della società.

Questa mia “lente” personale mi consente di cogliere tantissimi riferimenti nelle opere di fantasia, ma al contempo mi rende impossibile l’immersione in un certo genere di storie.

Ad esempio, dopo aver letto le vite di santi e certe riflessioni sugli angeli, non riesco proprio a immaginarmeli come tizi attraenti a torso nudo con due o più ali sulla schiena.

Dopo aver studiato storia medievale, non riesco proprio a vedere i cavalieri templari come la fonte di ogni male sulla Terra e/o detentori di chissà quali segreti e poteri.

Se leggo un’opera di pura fantasia in cui i nomi di certe cariche e personaggi sono ispirati a persone o cose realmente esistite non è un problema, ma lo diventa se la storia è ambientata nel mondo reale ma succedono tantissime cose paranormali/basate su informazioni false sul passato perché a quel punto mi diventa impossibile non chiedermi come mai nessuno se ne accorga o come la società umana sia identica a com’è nel mondo reale. O come sia possibile che la civiltà umana abbia potuto fiorire, se davvero è pieno di mostri antropofagi dietro ogni angolo.

E voi? In quale tipo di libri o storie non riuscite a immergervi? La prima lettura dell’anno? Fatemi sapere nei commenti e continuate a seguirmi!

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