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Scrivere è difficile, pubblicare anche

 

Scrivere è un’attività che richiede molto impegno, ma non tutti sanno che vale anche per le fasi seguenti.

 

Ci sono passata infinite volte. Dopo mesi e mesi di fatiche, dubbi e gioie, ho finalmente finito di stendere il mio ultimo libro. E il resto è discesa, no?

Magari.

Il primo scoglio da affrontare è innanzitutto mettere giù il libro e smettere di ritoccarlo. Fa un po’ ridere, ma per uno scrittore “licenziare” il proprio manoscritto non sempre è semplice, ci viene sempre in mente qualcosa che vorremmo aggiungere o modificare all’ultimo secondo, magari un rimedio a un piccolo buco di trama di cui ci siamo accorti ora, un nome migliore per un personaggio o qualcosa di grande o piccolo che vorremmo inserire a tutti i costi; e che, non vuoi presentare al pubblico il prodotto migliore possibile? Certo, ma il rischio è di non finire mai di finire il libro.

Posto che finalmente lo scrittore si sia finalmente deciso a finire davvero il libro – o almeno trattenersi dal modificarlo – si arriva alla seconda fase: editare il testo. Un errore tipico dello scrittore, soprattutto se in erba, è credere che il suo testo finale sia quello finale. Sbagliato: per quanto il suo scritto possa avere dei meriti e possa essere anche il migliore sulla faccia della Terra, non è ancora finito; serve che una figura esterna lo corregga e lo editi. Che sia tramite una correzione di bozze e/o un editing professionale che interviene in modo deciso sul contenuto, non si può presentare al pubblico un testo non editato/non corretto. È una delle cose che talvolta distingue i libri editi da case editrici da quelli auto-pubblicati; siccome l’editing è una fase necessaria ma costosa – che se non viene pagata e fornita dall’editore cade sulle tasche dell’indipendente – non tutti gli scrittori indipendenti possono/riescono a/scelgono di passarci. Presentare al pubblico un testo non editato è considerato decisamente poco professionale, per dirla gentilmente.

Un buon editing può risolvere problemi della storia di cui lo scrittore non si è neanche accorto, migliorarla al grado massimo e giovare tantissimo alle vendite. Sfortunatamente può anche capitare il contrario, ossia che un editor danneggi la storia, o la modifichi limandone alcuni aspetti per farla calzare il più possibile nella collana dell’editore (o nel trend del momento), a scapito del testo/dell’originalità/delle intenzioni originarie dell’autore. Può anche capitare che autore ed editor bisticcino, o che una storia pensata per adulti venga trasformata in una per bambini o viceversa. Ci sono classici nati in questa maniera, ma allo stesso tempo questo modo di fare editing porta tantissimi libri ad assomigliarsi tra loro, appiattendoli e non sempre giovando alle vendite.

Terminata questa fase, c’è da pensare all’impaginazione. Come ho scoperto a mie spese, il file word non si trasforma magicamente in un PDF per la stampa e non tutti i PDF per la stampa sono uguali o usano quel formato, senza contare le specificità del formato ebook. Come uscirne? O si impara a farlo o si paga un professionista che può sorprendere in positivo con trovate efficaci.

Approfitto di quest’angolo per ringraziare Paola Chiozza che oltre a impaginarmi i file della serie Camena ha aggiunto di sua sponte dei bellissimi fantasmini mettendoli al posto degli asterischi del cambio di scena. Grazie.

Oltre all’impaginato, c’è anche da occuparsi della copertina e di possibili illustrazioni interne. Per quale target di età o pubblico è pensato il libro? Una copertina troppo colorata farà pensare che sia per bambini, mentre una troppo cupa farà pensare che sia per adulti (o per chi ama fingersi tale, ehm, ehm). Un buon consiglio è farsi ispirare dalle copertine di libri simili al proprio badando al contempo che non ne sia troppo uguale, altrimenti sparirà visivamente in un mare di offerte simili. Ho anche imparato a mie spese che i gusti dell’autore possono portare ala realizzazione di una copertina che piace a lui/lei ma non al pubblico, ingenera false aspettative e affossa le possibili vendite.

Sì, è anche il motivo per cui le copertine di molti libri si somigliano tra loro. Non è che la creatività è sparita, appena nasce un trend tutti vogliono sfruttarlo.

Anche le illustrazioni interne possono giovare, ma dipende moltissimo dal genere. Se è una storia per bambini non ci saranno problemi, un saggio potrebbe includere grafici, tabelle o mappe e i lettori di fantasy apprezzano molto le immagini interne. Qua affidarsi ai gusti dell’autore è molto più sicuro e consigliabile, a differenza della copertina che deve immediatamente catturare l’attenzione, incuriosire e dare una vaga idea del genere della storia.

Finito? Certo che no. C’è un altro elemento cruciale da considerare: la quarta di copertina. C’è chi se la scrive da solo, ma il consiglio universale è trovare qualcuno che la scriva al tuo posto e, con il distacco necessario, sappia trovare le parole giuste, quelle che faranno pensare a chiunque le legga “uao! Non posso fare a meno di comprare il libro e saperne di più su questa storia!”. È cruciale almeno quanto la copertina che la quarta sia perfetta. Non buona, perfetta al tremila per cento.

Ci sono libri pessimi che vendono bene grazie solo alla copertina e una buona quarta e lo sappiamo tutti.

E poi? Finito? Sì, il libro è finito. Ma come sa chiunque bazzichi nel difficile mondo dell’editoria, i libri non si vendono da soli. Nel caso che il tuo libro non diventi un capolavoro lettissimo dall’intero globo nel giro di una notte (probabilità meno di una su un miliardo) bisogna organizzare una campagna marketing. E qua non ha importanza se sei uno scrittore auto-pubblicato o affiancato da una casa editrice: certo, nel secondo caso avrai a gratis qualcuno che farà questo lavoro al posto tuo, ma in nessuno dei due casi potrai sottrarti al dovere di fare pubblicità al tuo libro perfino al tuo gatto o a qualunque altra creatura intelligente incontrerai. I tuoi dubbi sul tuo libro e/o su di te come persona dovranno finire inceneriti, riciclati o nel cassetto: ti devi convincere che ne sai più della Rowling, Dante e di qualsiasi scrittore o scrittrice mai esistito/a sulla faccia della Terra, devi essere grintoso/spiritoso/tenace/gentile/insistente senza essere insistente o seccante/qualsiasi altro aggettivo che ti porti a farti conoscere e vedere, vendere, vendere! E se parti senza un nutrito gruppo di follower o gente che ti conosce già da prima, i miei migliori auguri perché dovrai fare tutto ciò da zero e senza nessuno che ti prenda sul serio.

Scusate per lo sfogo, ma quando sento dire che scrivere è facile mi viene da ridere per non piangere.

 

Sapevate che la pubblicazione di un libro era accompagnata e seguita da così tanti passaggi? Vi incuriosiscono i meccanismi dell’editoria o vorreste “solo” dei buoni libri da leggere? Fatemi sapere nei commenti e continuate a seguirmi!

 

continuate a seguirmi!

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