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Perché non davo aggiornamenti di scrittura, sbagliando, e quali sono

Aggiornamenti di scrittura, tra Camena, I divoratori di stelle e qualche sorpresa

 

Di solito gli autori che frequentano i social media aggiornano i lettori a cadenza settimanale o quotidiana sui loro progressi nella scrittura, ma è una regola non scritta che non ho mai seguito. I motivi sono diversi: preferisco evitare spoiler su una storia che non ho ancora concluso, o ingenerare aspettative sbagliate, magari su un brano, un personaggio o un evento che verrà rimosso nella versione definitiva, oppure mi ritrovo in un periodo di stasi in cui non ho novità da comunicare, ma ce ne sono altri.

La prima stesura di una storia è un giro sulle montagne russe: ci sono gli alti, momenti in cui ci sentiamo geni assoluti che ben presto saranno riconosciuti come tali e sommersi di denaro e fan perché la storia sta venendo un capolavoro che Divina Commedia levati proprio, e poi ci sono i bassi, in cui rileggiamo e vorremmo scavare una buca e seppellirci vivi dalla vergogna e dallo sconforto. La storia non è un capolavoro, è l’esatto opposto, è illeggibile, quell’evento e quella scena non hanno così tanto senso e stile come pensavamo, quel dialogo è orrendo, è tutto da rifare, anzi, da bruciare … poi prendiamo un bel respiro, correggiamo, e la corsa folle ricomincia.

Il timore di fare una sparata idiota su quanto la mia storia stia venendo bene, magari postando un passaggio, per poi venire giustamente criticata su quanto faccia schifo o non sia il massimo, mi fa tremare al solo pensiero.

La prima stesura è come una neonata: non puoi aspettarti che si comporti bene, non strilli e non sbavi da qualche parte.

Era la mia fase preferita, ma adesso nutro sentimenti contrastanti al riguardo: certo, è il momento di massima creatività e gli alti sono bellissimi, eppure è soltanto rileggendo che mi rendo conto se un’idea funziona o è meglio scartarla. Mi capita spesso di deviare dall’idea di partenza per costruire dialoghi, personaggi e scene migliori e sia molto più soddisfatta del risultato finale che non dell’euforia o del piano iniziale.

Un punto che mi richiede particolare attenzione e tempo è la necessità di “asciugare” i dialoghi e diluire il mio punto di vista perché chi legge possa trarre la morale per conto proprio, anziché subire l’ennesimo predicozzo recapitato da personaggi in bianco e nero. È una tentazione a cui è difficile resistere, per uno scrittore; è comprensibile e liberatorio errare in tal senso nella prima stesura, ma non posso lasciare il romanzo così, né propalare ai quattro venti scene che ho scritto e mi suscitano il cringe se sto a pensarci per più di un secondo.

Per inciso: i personaggi in bianco e nero funzionano nelle commedie o alcuni cartoni animati, ma se una saga fantasy (o di qualunque altro genere) vuole prendersi un minimo sul serio, ha il dovere di presentare personaggi complessi. Trovare personaggi fastidiosi in bianco e nero è una delle cose che può indurmi ad abbandonare una saga e so di non essere l’unica con questa opinione.

Scrivere e riscrivere è un lavoro di labor limae, di pazienza, pratica, rifinitura e fatica al limite dell’ossessione. Tu che scrivi sei immerso in un mondo che solo tu conosci e solo tu puoi portare in vita mentre il resto del pianeta ti chiede perché hai sempre lo sguardo perso.

Nonostante tutto ciò, ho finito per rendermi conto che nemmeno ritirarmi nella mia caverna e riemergerne solo a romanzo finito è sostenibile nel lungo termine. Scoppio dalla voglia di condividere dettagli su ciò che sto scrivendo, o almeno i piani iniziali, e dall’altra ci sono non pochi curiosi di sapere cosa sta bollendo in pentola.

Perciò, ecco cosa sta bollendo in pentola: il quinto volume della serie Camena e I divoratori di stelle. Il primo dei due continua la storia dell’omonima serie e segnerà la fine della prima delle sue tre parti. Agli inizi pensavo di scrivere una trilogia, ma ho finito per cambiare parere e scrivere una serie, che tuttavia resterà tripartita, come una serie televisiva divisa in più stagioni con gli stessi personaggi, ma ogni volta con carte in tavola rimescolate. È il momento in cui tutti i nodi presentati finora vengono al pettine e Camena è costretta a combattere contro un nemico molto potente di cui ha vissuto nel terrore per anni, un personaggio temuto da una porzione consistente del genere umano e che i fantasmi non sono in grado di affrontare. Lo scontro avrà ramificazioni impreviste e cambierà radicalmente tanto Camena quanto il mondo. La serie è un fantasy umoristico, ma nei finali di metà stagione non può essere tutto rosa e fiori e forse è proprio per questo che sto faticando a metterlo giù: oltre alle difficoltà elencate sopra, non mi piace veder soffrire i miei personaggi, anche se questa sofferenza è dovuta a loro problemi e difetti personali che prima o poi avrebbero dovuto affrontare.

I divoratori di stelle, invece, hanno dietro una storia diversa. Alla fine delle mie vacanze estive scorse, ebbi la pessima idea di leggere il primo volume della serie Legend of the galactic heroes, una space opera di cui avevo sentito molte lodi. In parte sono meritate: i personaggi sono molto ben scritti e caratterizzati, c’è chiaroscuro morale e la costruzione del mondo/galassia non è affatto male. Dall’altra, ci sono scelte arbitrarie palesemente volute dall’autore che rompono un po’ l’illusione e, soprattutto, lo stile: sembra di assistere a uno di quei vecchissimi film di guerra che sono lentissimi, lunghissimi e strazianti e ci si perde in mille minuzie descrittive per ogni singolo scontro militare. È pesante sotto ogni punto di vista. Il primo quaranta per cento del libro è occupato da un lunghissimo sunto della Storia umana di cui è utile solo l’ultimissima parte, prima di arrivare ai protagonisti. Qua c’è un altro difetto: il numero di personaggi. Un mare di nomi, un centinaio almeno. Auguri a ricordarli tutti quanti. Insomma, nonostante i lati positivi finii per rendermi conto che non avrei retto altri nove libri scritti in quella maniera, così mi azzardai a sbirciare il finale, scoprendo con non poco fastidio che i miei tre personaggi preferiti a cui mi ero già affezionata un sacco morivano tutti e tre, di cui due in modo insensato. (Noi, quando saliamo su un aereo o visitiamo certe zone, siamo perquisiti e passati dal metal detector, ma a quanto pare, nell’era galattica dove esistono i viaggi spaziali, nessuno è riuscito a individuare un lanciarazzi nascosto in una bara in una cerimonia con gente di altissimo rango. Chi si occupa della sicurezza del palazzo imperiale, i bassotti? L’altra morte è dovuta a una malattia sconosciuta mai vista in numerosi millenni di storia umana in un’era in cui si può sopravvivere a quasi tutto se arrivi in tempo da un dottore. Scusate ma esco, anzi, dovevo uscire.)

Fatto sta che il dispetto diventò la molla che spinse a scrivere I divoratori di stelle, una fan fiction in cui le anime dei miei tre personaggi preferiti si reincarnano in un altro universo iper tecnologico ma con regole bizzarre e devono scoprirle insieme, passo dopo passo e guardandosi le spalle. Lo spunto mi è venuto da tutte quelle storie giapponesi in cui uno o più protagonisti muoiono ma finiscono reincarnati con tutti i loro ricordi in un altro mondo da esplorare e scoprire (spesso vivendoci vite migliori) e allora mi sono detta, perché no? Per una coincidenza, anche l’autore di Galactic heroes è giapponese. Cosa mi impedisce di reincarnare le loro anime e proseguire le loro storie, e fare altrettanto coi protagonisti di storie fantascientifiche che ho letto e sono morti male?

Difatti, nel mentre ho letto Cats in space and other places, una raccolta di racconti fantascientifici classici e mi sono tornate alle mente altri libri che ho letto: Astra – lost in space, Dimension W che è stato il mio primo manga, Science delusions che ho ancora in corso di lettura e mi ha spinta a guardare diversamente alla scienza … possibili connessioni e spunti non mi mancavano.

È la prima volta che scrivo un’opera di fantascienza e distopica. Di solito il distopico è un genere che non mi attira, molto in bianco e nero con un governo oppressivo e militare, ambientazioni brutte poco sensate … e allora mi sono chiesta, che ne è dell’altro tipo di distopie, dove in apparenza tutto è bello e pacifico, non ci sono guerre o disastri e tutti sono felici, ma se si gratta oltre questa superficie emergono orrori e segreti inimmaginabili?

È anche la prima volta che scrivo un’opera con bambini come protagonisti, anche se si tratta di bambini con ricordi adulti. Tuttavia sono limitati fisicamente e mentalmente ai limiti delle loro età attuali, perciò perdono subito la concentrazione se qualcuno tira fuori un dolce. Hanno a dietro (nuove) famiglie amorevoli che si occupano di loro al meglio delle loro possibilità, ma sono tutti e tre pesci fuor d’acqua.

I divoratori di stelle è uno strano miscuglio di questi e molti altri spunti, più di quanti io stessa avrei pensato all’inizio. Non doveva superare le cinquanta pagine, invece ho toccato le duecento e non sono neanche a metà della lista di scene che voglio scrivere.

Il piano originale era di metterlo gratis online come fanfiction, ma visto che l’ambientazione e una porzione non indifferente del cast sono totalmente farina del mio sacco, pensavo di finirlo, metterlo disponibile gratis, per poi riscriverlo, rifinirlo e trasformarlo in un romanzo. Questa seconda versione cambierà i nomi e le situazioni dei personaggi, garantendomi più libertà e sicuramente sarà di qualità superiore.

Ma nel frattempo sono alle prese con altri progetti, per esempio fondere i miei due racconti La Venezia d’oro e Nuovo patto sulla Venezia d’oro in modo da farne un’introduzione gratuita al mondo dei Divoratori di stelle. Narrare il punto di vista di un personaggio secondario della serie Camena e fare altrettanto. Oppure rifinire il racconto/fanfiction/wishlist per una possibile storia in un videogioco di Mario kart e renderlo disponibile in maniera gratuita. O trasformare in realtà tutti i progetti di trasformare ricordi e suggestioni videoludiche in racconti brevi.

Un altro progetto su cui sto lavorando è un podcast. Ci sono tante cose di cui vi vorrei parlare, contenuti che ho in testa da ordinare e diffondere, condividere, nuove persone da incontrare in questo viaggio e Instagram inizia a non mi bastarmi più. Adoro scrivere, ma nemmeno un articolo settimanale mi basta più, ormai inizio ad accumulare troppe idee. Vorrei poterle condividere tutte con voi e continuare questo viaggio al vostro fianco.

Ci sarete? Vi ispira l’idea dei racconti brevi in forma gratuita o preferite aspettare il romanzo completo? Fatemelo sapere!

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