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Com’è andata al Salone del libro 2023

Il Salone del libro di Torino è la fiera libraria più importante d’Italia e quest’anno sono riuscita ad andarci. Ecco com’è andata

 

Stabilito che quest’anno sarei ripartita con le fiere – o almeno avrei visitato le più importanti – il primo passo è stato organizzarsi: con mesi di anticipo, ho preso i biglietti del treno ringraziando che esistesse l’alta velocità e ho prenotato un albergo vicino al Lingotto.

Il piano era di andarci a dormire domenica sera, il 21 maggio e il giorno dopo svegliarmi, essere già lì, andare alla fiera per poi tornare in stazione e a casa.

Ho un lavoro part-time al venerdì e al sabato ed ero fermamente intenzionata a evitare i giorni più affollati che, ero certa, sarebbero stati sabato e domenica. Anni fa ero andata e tornata dalla fiera in un solo giorno, ma la fretta di andare, mangiare qualcosa in velocità e tornare era stata tale che quella notte avevo avuto la peggiore emicrania della mia vita e volevo evitare di beccarne un’altra.

I miei calcoli erano corretti: lunedì 22, l’ultimo giorno, si è rivelato il più vivibile; come mi hanno confermato in molti, i giorni precedenti erano così affollati che era quasi impossibile muoversi.

Così, quel fatidico giorno, mi sveglio. Scopro con somma gioia che a differenza delle docce del resto del pianeta, quella del mio albergo indica chiaramente da dove esce l’acqua e come regolare la temperatura. Dopo essermi goduta una colazione a base di dolci, rifaccio i miei pochi bagagli e il check-out, notando nel frattempo qualcosa che potrebbe inficiare i miei piani: lo spazio nel mio trolley.

Me ne ero portata a dietro uno piccolo con l’intenzione di non riempirlo, portarlo con me alla fiera e riempire di libri lo spazio rimasto per evitare di dover portare venti chili sulle spalle (com’era successo alla fiera di Bookpride a Milano). Tuttavia iniziavo a temere che lo spazio rimasto non sarebbe bastato, così ho messo la roba in un’altra borsa, l’ho lasciata presso l’armadio dell’hotel e sono andata alla fiera con la valigia vuota e il mio biglietto prenotato online e stampato, senza trovare fila.

Parto dal primo padiglione con tutte le energie del mondo, sono praticamente un bambino lasciato senza supervisione e con un portafoglio pieno in pasticceria. Le bancarelle dedicate al fantasy sono ovviamente quelle che mi attirano per prime, ma anche alcune sulla saggistica sortiscono lo stesso effetto.

Non mi scorderò facilmente le facce stra-felici dei membri dello stand della Lindau quando mi sono diretta alla cassa con più di un libro. Si occupano quasi solo di saggistica, ma uno dei loro libri, False testimonianze, occupa ancora uno dei posti d’onore nella mia libreria personale. Ho la sensazione che se avessero potuto stendermi un tappeto rosso sotto ai piedi, lo avrebbero fatto.

Del resto i membri di ogni stand erano presenti ed entusiasti, sì, ma anche esausti: stare in fiera è stancante, soprattutto se nei quattro giorni precedenti era stato un crescendo di folla e follie.

Ovviamente mi sono lasciata andare allo stand della Starcomics, approfittandone per prendere il secondo volume di Mashle e il terzo di Kaiju n. 8 e altre cosucce, e non ho lesinato acquisti anche da altre parti, come i volumi con varie fiabe dal mondo editi da Nuinui (mi sono trattenuta a stento dal prendere un quarto volume di quel tipo sull’antico Egitto perché occupava un certo spazio e peso) e non ho mancato di far visita a Golem editore e molto altro.

Ho mandato in crisi più di uno stand chiedendo il fantasy meno dark che avessero (gusti personali). Tuttavia nessuno si è scoraggiato e ho comunque fatto scorta per l’estate.

Ho anche imparato che portare i soldi giusti è molto apprezzato.

Esiste una vastissima produzione di fantasy italiani che in libreria non trova quasi nessuno spazio e mi dispiace. Così, visto che c’ero, ho aiutato monetariamente la causa.

Arrivo al secondo padiglione e lo spazio nel mio trolley è quasi esaurito. Che fare? Incerta, continuo a trovare e comprare libri meritevoli, finché lo sguardo non mi cade sullo stand dell’editore Ippocampo e una loro bellissima borsa che sembra chiamarmi e potrebbe essermi utilissima ala questione del trasporto; mi basterebbe appenderla alla valigia e il problema sarebbe risolto. (In realtà la davano a chi raggiungeva una certa soglia di spesa).

Così, armata con la mia nuova e bellissima borsa, arrivo al terzo padiglione. Le energie iniziano a mancarmi e lo spazio è quasi esaurito, ma ciò non basta a fermarmi. Nemmeno la linea lenta che metteva a rischio i miei acquisti presso la bancarella dell’editore Caravaggio (ho dovuto usare il mio cellulare come hotspot per finalizzare il pagamento).

Nel terzo padiglione ho incontrato finalmente di persona Lorenzo Grassi che mi segue su Instangram da anni e ho scoperto con sgomento che altri stand si trovavano all’esterno. Ma a quel punto avevo esaurito le energie. Dopo essermi rifocillata con un panino -masticato con calma, stavolta – sono ripassata all’albergo dove ho recuperato la borsa e, carica di roba da far spavento, ho finito per prendere un taxi per la stazione Torino Porta Nuova.

Per inciso, è il modo più veloce per arrivarci: la metropolitana ha molte fermate, a piedi la distanza richiede due ore e non avevo voglia né tempo per studiarmi il percorso di tram e autobus. In meno di un quarto d’ora ero in stazione, ho aspettato il treno, aspettato che finissero di pulirlo, per poi abbandonarmi nella mia poltrona in prima classe – prenotare con anticipo significa spendere molto meno. Il viaggio è stato piacevole, liscio, dedicato in parte alla lettura e in parte a guardare fuori dal finestrino e lottare contro Morfeo.

Un viaggio solitario in cui sono riuscita a ottenere il mio scopo, con i miei ritmi, immersa in un mondo che amo alla follia: quello dei libri.

Nell’articolo della settimana prossima parlerò dei libri che ho letto a maggio e saranno inclusi anche alcuni che ho comprato alla fiera.

 

Anche voi siete andati al Salone del libro? Se no, qual è l’ultima fiera libraria a cui siete stati? Parliamone nei commenti!

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