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I libri di sceneggiatura: chiavi del successo o false promesse?

I libri che parlano di sceneggiatura e storytelling sono molti e spesso usati come schema per costruire storie. Ma è davvero così semplice?

Una delle prime cose che viene consigliata agli scrittori in erba è di leggere Il viaggio dell’eroe, L’eroe dai mille volti e altri titoli che dissezionano le storie (siano esse film, libri o altro) per far capire come funzionano. Non nego che siano letture interessanti, semplici e utili, raccomandabili anche a chiunque sia incuriosito dal tema, ma non concordo pienamente né il contenuto, né con l’approccio con cui molti vi si accostano.

Immaginiamo che un biologo raccolga in un solo libro tutte le conoscenze sugli insetti del mondo. Ciò impedirà la nascita/scoperta di nuove specie o l’estinzione di qualcuna già nota? Ciò che sarà scritto rimarrà sempre e automaticamente vero o l’avanzare degli studi potrà smentire qualcosa? È la Natura che guarderà a quel libro o, piuttosto, quel libro sarà una fonte utile agli umani per capire come nascono e si comportano gli insetti?

L’arte di narrare le storie non è assolutamente una scienza esatta, ogni regola può essere smentita e ogni topos può essere rovesciato nel suo contrario. Accostarsi a quei libri come se fossero manuali di istruzioni da seguire sempre alla lettera è fuorviante e può portare alla realizzazione di storie “in serie”, molto simili tra loro e del tutto prive di sostanza.

Quelle proposte sono categorizzazioni utili, ma non assolute; quasi tutti i classici sono stati scritti senza che i loro autori avessero mai letto uno di quei manuali di scrittura, inoltre ogni cultura ha dei topos e delle strutture narrative proprie che possono risultare incomprensibili ad altri popoli. Non mi credete? Provate a guardare un vecchio film giapponese senza essere informati sulla loro cultura e la loro storia: non è garantito che capirete tutto (se volete saperne di più vi invito a leggere il mio articolo dedicato alla struttura narrativa sottostante alle storie giapponesi).

Qua arriviamo al libro con cui sono più in disaccordo: L’eroe dai mille volti. Lo lessi con aspettative altissime, convinta che mi avrebbe svelato le mille sfaccettature dell’archetipo dell’eroe solo per ritrovarmi invischiata in una lunghissima tirata che faceva di tutta l’erba un fascio mentre sparava generalizzazioni e ciance new age senza argomentarne nessuna. Tutto falso? Tutto vero? Non sono nessuno per dichiarare sia il primo caso, ma mi permetto di dubitare fortemente della seconda opzione. Due figure religiose possono essere amatissime e importantissime per i fedeli del rispettivo credo, ma non sono la stessa cosa. Viste da molto lontano e generalizzando possono esserci punti di contatto, ma non sono la stessa cosa. L’umanità pensa, agisce e stende storie secondo linee ricorrenti, ma pensare di poterle rintracciare tutte e mettere nero su bianco come equazioni mi sembra un tantino presuntuoso.

Questa mia impressione è strettamente collegata ai sentimenti contrastanti che provo per materie come l’antropologia, dove alcune riflessioni e scoperte mi affascinano e suonano veritiere e altre mi fanno lo stesso effetto di una tirata da parte di un alieno piovuto dalla luna.

Ho altri problemi, ma ve ne parlerò in un altro articolo o questo non finirà mai.

E voi? Avete mai letto un manuale di scrittura? Qual è un topos a cui siete affezionati e un altro di cui ormai siete stufi? Fatemelo sapere nei commenti e continuate a seguirmi!

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