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La fantascienza e me

Fantascienza; tra futuri immaginari, dimensioni alternative, alieni e viaggi nel tempo è un genere piuttosto duttile con cui ho rapporti altalenanti

 

Se c’è un genere letterario diffuso e multiforme è proprio quello fantascientifico. Già dall’Ottocento iniziano a girare racconti mirabolanti di imprese future, scoperte pazzesche e macchine ancora più folli; da romanzi, a racconti, passando per fumetti, manga, film e serie televisive come Star Trek, tutti lo abbiamo incontrato o ne abbiamo almeno sentito parlare.

Non ricordo quale sia stata la prima storia di questo genere che ho letto (forse Astropuffo o qualche avventura in cui Topolino faceva l’astronauta), ma sono sicura di non averne colto subito la specificità: mi sembrava un’altra storia fantastica ambientata in un mondo fantastico, con l’unica differenza che gli oggetti capaci di portenti non tiravano in ballo la magia bensì la tecnologia, sebbene a un livello piuttosto alto e distante da quello che potevo osservare intorno a me. Le astronavi erano davvero così diverse e più plausibili rispetto alle navi magiche capaci di volare?

(Da alcune cose, come appunto i viaggi spaziali, siamo effettivamente molto lontani; a meno di non trovare un modo per controllare o eliminare la gravità, arrivarci sarà difficile e lunga).

Lo spirito di avventura e di scoperta, l’incontro con gli alieni, alcuni buoni, altri cattivi da cui difendersi per salvare l’umanità, le possibilità e le insidie della tecnologia e dell’intelligenza artificiale, domande sulla stessa natura umana, sono tutti elementi ricorrenti con cui è possibile costruire grandi storie, nonché temi che mi interessano e incuriosiscono tuttora. Ma la maniera con cui possono essere combinati dà origine a storie che non sempre funzionano o mi piacciono.

Per esempio non gradisco le storie troppo cupe o distopiche e a una evocativa ed ermetica di cui la critica canta le lodi ne preferisco una semplice e sensata (coff coff coff Evangelion è sopravvalutato, coff coff). Forse è l’età, ma chiudere un libro rendendomi conto di non averne capito nemmeno una sillaba mi sembra una truffa, oltre che una perdita di tempo. Le atmosfere sognanti mi piacciono, soprattutto in poesia, ma se in narrativa costituiscono l’interezza del libro mi diventano pesanti.

Non giova che alcuni temi sono stati maneggiati da generazioni e generazioni di scrittori, perdendo così la loro aura di novità. Abbiamo già visto molte volte l’intelligenza artificiale sfuggire al controllo dei propri creatori, centinaia e centina di scienziati pazzi, mondi post apocalittici, macchine impazzite, et cetera; riutilizzarli in modo creativo e coinvolgente rimane possibile, ma occorre una mano esperta.

Anche per via del cambiamento culturale, oggi è meno semplice di un tempo creare una serie di avventura ed esplorazione spaziale intinta con quell’ottimismo (saggio e non illimitato) sulle capacità umane che ha giustamente reso famose opere come Star Trek. Star Wars, invece, non mi ha mai catturata. Crescendo sapevo dell’esistenza di queste opere e molte altre del filone fantascientifico, ma per qualche ragione quest’ultimo non mi ha mai veramente catturata.

 

Eppure il primo manga che ho letto è Dimension W, un manga di fantascienza che non posso non consigliarvi; ha tocchi di distopico, ma in gran parte è una storia di intrigo e azione, con misteri e segreti da svelare, tocchi di commedia e personaggi a cui mi sono affezionata fin dal primo volume che ho letto (il secondo. Ho una strana maledizione che mi porta a iniziare le serie partendo dal secondo volume/episodio senza rendermene conto).

Legend of the galactic heroes è una space opera in dieci libri che ho voluto provare (solo il primo volume) e non è priva di elementi positivi, ma la sconsiglio a chiunque non piacciano i lentissimi film di guerra, gli stili letterari lentissimi e i tassi di mortalità altissimi che toccano anche i tre personaggi meglio riusciti.

Ci andrò oltre, un giorno, ma oggi non è quel giorno.

Capitan Corinth è un manga in cui un ufficiale dell’armata galattica incaricato di scoprire il pianeta di origine di una razza aliena antropofaga, finisce sbalzato su un pianeta dove esiste la magia. L’introduzione è rapidissima, ma dopo le tremila pagine introduttive degli eroi galattici mi è sembrata una boccata d’aria. Nonostante i difetti, mi ha presa e sto aspettando con impazienza l’uscita del secondo volume del manga.

Cats in space and other places è una raccolta di racconti più e meno brevi sulla fantascienza e i gatti che ho finito in questi giorni. Alcuni sono vere e proprie gemme nascoste che mi hanno fatta ridere, sorridere, riflettere e urlare tra me e me perché Duty Calls non ha dato origine a una serie (morire in missione è eroico, ma morire in missione, avere i compari che rintracciano i tuoi resti in una capsula di titanio, recuperano il tuo cervello intatto e lo reinstallano in un corpo artificiale e tu sei di nuovo vivo, felice e in servizio dopo sei mesi e nessun trauma è molto meglio e più figo). Altri racconti mi sono piaciuti meno per via dello stile differente, toni più cupi o altri motivi (una storia era interminabile nonché ambientata in un far west con la magia e sono ancora qua a chiedermi come ci fosse finita nella raccolta).

Il mio rapporto con la fantascienza è fatto di alti e bassi: non la cerco e non sempre mi piace, ma qualche volta un’opera di questo genere mi cattura e la leggo volentieri. È come con quei cibi con cui si ha un rapporto altalenante: se combinati in certi modi o con certi ingredienti piacciono, in altre maniere no.

In questo mi sento un po’ un gatto e il motivo per cui ho rintracciato Cats in space era appunto l’aggancio felino. Un post su Pinterest aveva accennato a una storia in cui un gatto salva l’equipaggio umano paralizzato dagli alieni toccando i puntini rossi sullo schermo e attivando le difese e volevo leggere tutto. Dimension W, invece, era un manga trovato per purissimo caso in edicola e sfogliato parimenti per caso.

 

Forse è giusto essere aperti quel tanto che basta a gustare qualcosa di nuovo senza bisogno di farsi piacere tutto per forza.

E voi? Vi piace la fantascienza? Fatemelo sapere!

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