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Cosa ho letto a dicembre 2024 – parte 1

Cosa ho letto a dicembre? Un giallo, alcune serie con cui ero rimasta indietro e un concorrente al titolo di peggior libro dell’anno

 

Ho iniziato il mese con il centosei esimo volume del manga di One Piece che, come mi aspettavo, ha lo stesso “difetto” dei precedenti: troppa roba in troppo poco spazio. Per cogliere ogni singolo dettaglio illustrato nelle tavole o pronunciato dai personaggi, occorre un’analisi di almeno venti minuti per pagina e purtroppo non ho quella pazienza*. Non riesco a levarmi l’impressione che qualcuno abbia puntato una pistola alla tempia dell’autore, e gli abbia intimato di finire l’opera il prima possibile. La copertina è bellissima ed è stato splendido incontrare nuovi personaggi, imparare mille cose sul passato misterioso di quel mondo, e rivedere facce note assenti da centinaia di capitoli (come la principessa Bibi), nondimeno avrei preferito un ritmo più lento.

*Sono una lettrice estremamente impaziente che più ama una storia, meglio e più in fretta la divora, ed è stata la prima volta che questa impazienza mi ha messo i bastoni fra le ruote.

 

Una mia caratteristica con cui bisticcio è l’abitudine non voluta di leggere nell’ordine sbagliato le trilogie o le serie. Mi è capitato più volte di incocciare nel secondo libro, leggerlo e scoprire solo alla fine che era il seguito di un altro, ma con questa trilogia mi sono superata: ho letto il terzo volume (L’arte della buona battaglia), poi il primo (L’arte di ricominciare), infine il secondo, L’arte di guarire. Trattandosi di libri di spiritualità anziché narrativa, non ho avuto di problemi di comprensione; nondimeno, li consiglio tutti quanti. Contengono molta più verità e profondità di tantissimi trattati di psicologia e filosofia; richiedono al lettore una sincerità assoluta con sé stesso e un buon livello di attenzione, ma non c’è nulla di astruso o complicato. Le (rare) parole difficili sono spiegate subito e lo stile è molto scorrevole. Commenta certi brani della Scrittura e del Credo che si danno ingiustamente per scontati, rendendoli appassionanti o quanto meno degni di interesse. La cosa migliore è come smascheri tutti quei tipi di pensieri dannosi che ci inducono ad auto-odiarci e sabotarci in mille maniere. Da non perdere.

Se l’autore, Fabio Rosini, non sarà dichiarato almeno beato, farò le mie rimostranze alle Santa Sede.

 

Il mistero di Four-Pools appartiene alla stessa collana che mi aveva regalato una delle migliori letture dell’anno, La stanza rossa e altre storie di fantasmi. Entrambi i libri contengono storie di secoli fa immerse in un’atmosfera e temperie particolari che hanno ancora qualcosa da dire; solo che La stanza rossa era una raccolta di storie di fantasmi, mentre Four-Pools è un giallo ambientato in America. Lo stile è asciutto e il plot, pur non complicatissimo, riesce a intrattenere. La soluzione al mistero è però un grosso anticlimax, quasi deludente rispetto al polverone che si era alzato. Un’altra cosa che ho percepito come un difetto è la presenza di un personaggio femminile che se avesse avuto più testa sulle spalle avrebbe risparmiato un’infinità di grattacapi. Un agile apparato di note aiuta il lettore inesperto di storia americana a raccapezzarcisi. Non è stato un brutto libro, ma nemmeno una delle letture più brillanti dell’anno; nondimeno, continuerò a dare un’occhiata al catalogo di Caravaggio editore.

 

Atelier of witch’s hat è una serie manga che adoro e questo mese mi sono messa in pari con l’edizione italiana leggendone l’undicesimo volume. Lo stile del disegno è come sempre splendido, ed è stato un sogno poterlo riassaporare e vedere un’Agate ormai maturata aiutare la protagonista Coco a riprendersi in un momento di difficoltà. Il dialogo, il sottotesto, la trama e la caratterizzazione dei personaggi sono altrettanto curati; l’unico difetto è che difficile soffermarsi sui disegni nonostante la bellezza! La storia va avanti e come vi ho già confessato, sono una lettrice impaziente.

 

Il trentaquattresimo volume del manga Black Clover si è aperto con una relativa calma di cui si sentiva il bisogno, dopo tutte le mazzate di quelli scorsi. C’è qualche plot twist carino, nonché la comparsa della sorella di Yami, uno dei personaggi maschili meglio riusciti e più spassosi di sempre. Una buona lettura che ovviamente posso consigliare solo a chi si è letto (o ha almeno qualche informazione previa su)i volumi previ.

 

L’undicesimo volume del manga di Spy x family non ha tradito le aspettative: azione guerresca, buoni sentimenti e la mia nota personale che solo nella fiction situazioni simili possono diventare racconti spassosi. Un esempio è quando Anya legge nella mente del terrorista che la bomba che gli ha legato addosso in realtà non contiene esplosivo; Anya si rilassa, ma il resto dei presenti prende quel gesto come una dimostrazione di estremo stoicismo. È una serie a cui non penso molto, ma quando mi ritrovo un volume tra le mani riscopro tutti i motivi per cui la adoro, non ultima la capacità di saper bilanciare fra loro toni assai diversi e presentare situazioni difficili senza demonizzare l’altro lato… quando se lo merita. Il succitato terrorista finisce per pentirsi e liberare i bambini presi in ostaggio, ma il compare è di diverso avviso e tenta di ucciderli e, correttamente, non viene giustificato in alcun modo.

Auguri al piccolo Damian che ha una madre con qualche problema mentale, nonché all’interessata.

 

Tim Specter – il terrore di Londra è il succitato concorrente al titolo di peggior lettura dell’anno. Il motivo? Aspettative sbagliate generate dalla copertina colorata, dalla quarta, dalla collocazione tra le letture per ragazzi e gusti personali.

“Ehi, ciao, sono Tim Specter! Sono un investigatore e la mia missione è usare la mia facoltà di vedere i fantasmi per risolvere crimini, e aiutare le anime dolenti ad andare verso la pace eterna recuperando certi oggetti” suona come la premessa a tante avventure child-friendly alla Scooby-doo, con in più un pizzico di soprannaturale e riflessioni rassicuranti sulla morte come un passaggio naturale e una realtà migliore. Chi non vorrebbe una lettura così?

Sono perciò rimasta spiacevolmente sorpresa quando ho iniziato a leggere e ho scoperto che il tono è estremamente più deprimente e mai’ na gioia manco a pagarla di quanto credessi.

Tutti prendono il giro la signora in giallo ché quando compare scappa il morto, ma vi assicuro che Tim Specter è tremila volte peggio: ha la moglie morta (e con zero caratterizzazione), la depressione per le prime sessanta pagine, e parlargli senza o morire, o che si scopra che in realtà siamo già morti e bloccati in uno stato di attesa e angoscia eterni creati dalle nostre stesse aspettative, è rarissimo. Tim Specter porta morte e sfiga attorno a sé molto di più della signora; uno dei personaggi di contorno muore per un attacco di cuore proprio mentre li stava portando in un luogo particolare e altri schiattano in modo ancora più orribile nel corso della storia.

L’aldilà non si sa se esiste; le anime potrebbero dissolversi letteralmente nel vuoto e Tim se ne infischierebbe alla grande. In questo libro la gente o soffre, o muore, o continua a soffrire dopo la morte.

L’unica cosa vagamente divertente sono certe notazioni ciniche del narratore, ma nel complesso è stato un mattone pesantissimo sotto ogni punto di vista. Non mi aspettavo di trovare una lettura così dark nella sezione per bambini e ragazzi. A meno che non apprezziate il genere dark o angoscioso, ve lo sconsiglio nel modo più assoluto.

 

Sapevate che leggere le guide turistiche è molto noioso? Io no, ma l’ho imparato con Isole Canarie – Lonely planet. L’avevo chiesto per il compleanno convinta che fosse un album fotografico con qualche nozione turistica, invece era una guida. È ricchissimo di informazioni utili e curiosità varie, ma è anche ridondante e interminabile. Sono stata a Lanzarote e vi stra-consiglio di visitarla, soprattutto d’inverno, ma a parte quella, Gran Canaria e Tenerife, il resto delle isole è adatto solo a chi ama l’escursionismo, le bellezze naturali e la vita spartana. E con questo vi ho riassunto il libro.

 

Enough with this slow life! I was reincarnated as a high-elf and now I am bored è un’avventura fantasy slice of life che mette gli addii e i cambiamenti della vita in una prospettiva nuova e rassicurante, ossia come passaggi naturali – cosa che viene assai più facile se vivi almeno mille anni come il protagonista e gran parte delle razze fantastiche che popolano quel mondo. Il protagonista è un elfo particolare: vive in una foresta ed è stato educato come gli altri elfi e ha poteri come gli altri elfi, ma ha l’anima di una persona giapponese e tanta pace ha finito per stufarlo. A metà fra il sistema di pensiero umano originario e quello elfico che ha assimilato nel corso dei decenni, decide di andare in giro per il mondo e strada facendo placa spiriti infuriati, aiuta gente e conosce persone. Azione ce n’è poca, ma è il senso di scoperta e l’invito ad accettare la transitorietà e le gioie della vita a costituire l’appeal di questa serie che ho intenzione di continuare.

 

Ho letto altri otto libri, ma ve ne parlerò con più calma la prossima volta. A presto!

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