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Il meglio e il peggio del mio 2023 librario, parte 2

Il meglio e il peggio delle mie letture dell’anno passato; seconda parte perché a scriverne una sola sarebbe uscito un altro romanzo

 

Il primo degli altri, ottimi dieci libri di cui voglio parlarvi è Racconti del mare, un’altra raccolta di storie dell’editore Nuinui. Le illustrazioni, sebbene semplici, col il loro gioco di colori riescono a immergere il lettore in atmosfere e luoghi che la selezione di storie descrive in maniera eccelsa. Alcune storie sono fiabe tenere e sognanti, ma altre sono horror, o presentano vendette sanguinarie di natura tribale. È stato come ascoltare canzoni di un’altra era: si riesce a coglierne la bellezza e l’incanto, ma solo una parte ridotta del senso.

Per fortuna, mi verrebbe da aggiungere. La storia nordica della nave di non-morti sul mare e il patto diabolico col suo capitano è una delle più memorabili degli ultimi tempi.

Vi stra-consiglio questa raccolta, con l’avvertenza che non tutte le storie sono adatte ai bambini o alla gente impressionabile. (Va bé che se ce l’ho fatta io…)

 

La donna al tempo delle cattedrali è un ottimo saggio della collana I leoni della casa editrice Lindau. Parla della condizione della donna nel medioevo e giunge a conclusioni inaspettate; che nel 1100 la condizione femminile fosse generalmente migliore che nel 1600 o 1500. C’è un’intera galleria di figure femminili che mi vergogno di dire che ho conosciuto solo qua: Dhouda, la primissima autrice di scritti pedagogici, Paola, Fabiola, Melania (che già nel V secolo costruirono ospedali, abolirono la schiavitù nelle loro proprietà, studiarono l’ebraico con san Girolamo), Maria di Champagne, le varie Matildi e altre regine, monache estremamente acculturate e attente (i poeti del dodicesimo secolo erano orgogliosi delle capacità intellettuali e poetiche delle donne a loro coevi), mogli capaci di tener testa ai mariti …

La parità era lontana, ma rispetto all’antichità l’avvento del cristianesimo ha comportato un notevole miglioramento per le donne. L’idea di chiedere il consenso a lei nel matrimonio non aveva attraversato le menti dei pagani nemmeno per sbaglio, solo per fare un esempio. Fu il Rinascimento con la riscoperta dell’antichità e del diritto romano, più altri fattori a determinare una regressione nel trattamento della donna; se nel millecento o quattrocento i vescovi raccomandavano di dare la stessa educazione a bambini e bambine, cento anni dopo si sconsigliava di insegnare a leggere e scrivere a queste ultime; bastava che facessero figli e fossero sottomesse al marito.

Non sarebbe meglio abbracciare un’idea di Storia più complessa che una freccia dove tutto migliora e si evolve sempre? La Storia umana non funziona come l’evoluzione dei pokemon che diventano più forti.

È stata un’ottima lettura sia per lo stile, agevole e privo di paroloni, sia per il tema e l’accuratezza con cui viene trattato (come le più di cinquanta pagine di bibliografia possono testimoniare).

Non perdetelo.

 

The apotecary with turned divorce agent è una serie che ho scoperto quest’anno e di cui ho letto i due primi volumi. La adoro, è una delle fanta-commedie romantiche più riuscite! La coppia principale è uno degli esempi di enemies to lovers meglio riusciti di sempre. La storia rende plausibile e molto dolce il fatto che passino da una pessima prima impressione a un rapporto di complicità. I personaggi stoici possono diventare insopportabili, ma questo non succede se sono scritti bene, come è questo il caso; Thane è perennemente serio e bisticcia con la protagonista Charlie, ma nei fatti la aiuta, la protegge e si sforza di capirla e lo stesso fa lei con lui. La compagnia reciproca li aiuta ad affrontare vecchie ferite e pregiudizi: Thane contro le streghe, Charlie contro i cavalieri. Il mondo magico che hanno attorno è vivace e ben costruito, con un sistema magico che vede una differenza tra maghi e streghe, tanto che queste ultime godono di un particolare status giuridico. Nel secondo volume Charlie aiuta Thane a ottenere la chiusura di una questione che gli stava a cuore e la regina gli svela la verità sul passato di lei; un cavaliere corrotto poi deposto le aveva ucciso la famiglia, di cui lei, per il trauma, non ricorda nulla.

Vedere così tante persone decenti, dolci e capaci di riappacificarsi anziché abbandonarsi all’isteria o all’egoismo è una medicina per il cuore.

La cosa meno plausibile di questa serie non è la magia, bensì il fatto che tutte le donne che si rivolgono a Charlie per aiutarle a divorziare, scoprono che i mariti in realtà le amavano ed erano fedeli, e tornano insieme più felici di prima. Anche io voglio vivere in quel mondo.

L’unico altro, piccolo neo è che i casi misteriosi in cui loro due collaborano hanno un set-up molto interessante ma sono sveltati in meno die due capitoli e il resto sono spiegazioni, reazioni e conseguenze. Una durata più lunga aggiungerebbe molto alla storia.

 

Royal rebound – forget my fiancé! I am being pampered by the prince! È un’altra serie romantica che ho scoperto quest’anno e di cui ho letto i primi due volumi. La trama ricorda Cenerentola, con la differenza che non ci sono abusi in famiglia (se si eccettua il padre insistente che finisce poi per chiederle scusa) e, oltre a non essere orfana, lei si occupa di magia applicata nell’agricoltura. L’ex fidanzato del titolo è un pezzo di cacca che poi viene punito, mentre il principe con cui nasce la storia è una splendida persona, al pari della famiglia reale. Lo so, è stato un grosso shock anche per me; una famiglia reale i cui membri si rispettano, aiutano e vogliono bene anziché scannarsi per il potere è una rarità, di questi tempi.

Il principe (il terzo, che non erediterà il trono) è appassionato di magia e agricoltura come la protagonista e il loro è un sodalizio sia amoroso sia lavorativo che riveste una grande importanza. Il loro mondo sta attraversando un periodo di carestie e problemi climatici che rischia di scatenare guerre per la fame, se le loro ricerche dovessero mancare gli obbiettivi.

Ogni tanto c’è un po’ di azione o un problema urgente da risolvere, ma per il resto sembra quasi di annegare nella melassa, un rischio che per questa serie vale la pena correre. C’è bisogno di più rappresentazioni positive, sia di storie d’amore, sia di madri, e non sarà questa melassa a farmi cambiare idea. Il punto in cui le fidanzate dei principi diventano amiche e pianificano di trovarsi in picnic e pigiama party anche dopo il parto e i rispettivi matrimoni – impegni permettendo – è bellissimo.

Il mondo ha una caratterizzazione più che sufficiente e lo stesso vale per i personaggi, che sono abbastanza sfumati. Se tutto questo non vi ha convinti, non so cosa ci riuscirà.

 

L’arte di ricominciare è il primo libro di una trilogia di libri di spiritualità scritti da Fabio Rosini (che se non sarà dichiarato santo, o almeno beato, protesterò vivamente). È un libro di facile lettura che è contemporaneamente esegesi biblica della Genesi e manuale di psicologia. Non è una collezione di paroloni, né di prediche, né di spunti sfruttati dall’autore per far vedere quanto lui sa e il resto del mondo no (eh, Mancuso??? Coff coff). È splendido, profondo e illuminante senza contenere aria fritta o alcunché di complicato. Non perdetelo.

Vi capita mai di amare una serie/qualcosa e di riuscire soltanto a farfugliare e ripetere quanto vi è piaciuto senza poterlo ri-raccontare chiaramente? Ecco il mio unico problema con questa trilogia.

 

Only I know this world is a game è un manga d’azione che ho scoperto quest’anno. Ne ho letto i primi due volumi, ma intendo menzionare soltanto il primo, perché il rapporto che si crea nel secondo fra il protagonista e un altro personaggio è sommamente fastidioso. Il primo volume riesce a coinvolgere e incuriosire molto di più. Il protagonista, che raramente esce dalla sua stanza, tira un bidone alla cugina, suscitando le ire di lei, che tiene a lui ed è molto preoccupata per il suo stile di vita così solitario – e non ha affatto voglia di riordinare da sola il magazzino. Litigano al telefono e dopo aver cincischiato con oggetti da poco prezzo in teoria capaci di esaudire i desideri, la cugina gli augura di andare a vivere nel videogioco a cui sta giocando e mette giù in malo modo. Il protagonista viene così risucchiato fisicamente dal videogioco in questione; la buona notizia è che si tratta di un fanta-mondo che ama e conosce nel dettaglio, quella cattiva è che si ritrova al primo livello, disarmato, in un universo pieno di mostri, errori di programmazione e modi di morire.

Gli abitanti del mondo si comportano come se certe bizzarrie (ad esempio il suono di un bicchiere rotto che ritarda di qualche secondo) fossero normali; soltanto il protagonista sa che quel mondo è un videogioco pieno di bug; alcuni sono letali, altri possono essere sfruttati a proprio vantaggio.

Il protagonista è sì divertito, ma deve fare molta attenzione a muoversi e decidere se o in quale misura farsi coinvolgere dalla storia principale e i personaggi che girano intorno.

Il fanta-mondo è interessante, molto particolare e con una sua bizzarra anima. Il protagonista non è complessissimo, ma è tutt’altro che bidimensionale, e arriva presto a rispettare chi ha intorno e comprendere che ora sono esseri senzienti e imprevedibili al par di lui.

Il classico caso di una premessa semplice molto ben eseguita; tuttavia se il lettore non si intende di videogiochi, farà fatica a seguire.

 

Fake saint of the year – you wanted the perfect saint? Too bad! È una serie in corso di cui ho letto i primi due libri e ha superato ogni aspettativa. La premessa di “persona x si reincarna/ritrova in una storia che conosce e vuole salvare i personaggi dai finali tragici” attira sempre la mia attenzione e qua è stata eseguita egregiamente. Il protagonista vive in un corpo femminile (vi lascio immaginare il fanservice), ed è sommamente egoista, pigro e attaccato ai propri privilegi, ma lo nasconde abilmente, al punto che gli abitanti di quel mondo sono convinti che sia la santa angelica, perfetta, nonché prescelta per sconfiggere la strega cattiva intenzionata a sterminare la razza umana.

L’obbiettivo del protagonista è salvare i personaggi, uscire di scena morendo e vivere il resto dell’eternità oziando nel dorato aldilà di quel mondo. Nonostante sia un egoista, è un personaggio molto più complesso di quelli che ha attorno, ed è disposto a grandi sacrifici e salvare milioni di vite umane … pur di ottenere il suo scopo. Finisce per beneficiare l’umanità molto più della vera santa e non ha paura della morte. Questo e altri dettagli rendono quasi struggente seguire le sue avventure. Questa serie mi è piaciuta più di quanto pensassi, ma non credo sia per tutti.

 

Non nutrivo grandi aspettative per Grand sumo villainess, invece ho riso un sacco. Immaginate quei classici film d’azione dove il protagonista risolve tutti i problemi usando l’arte marziale specifica del titolo e avrete in mente di che tipo di storia si tratti. Ma ciò che distingue questo libro è che, scelta la premessa, si va fino in fondo, senza temere di sfondare il confine tra azione e commedia. Una nobildonna ingiustamente accusata e scaricata dal fidanzato recupera i ricordi di una precedente in cui era campionessa di sumo in Giappone e col sumo batte qualsiasi avversario, che siano uomini molto più grossi e forti, un intero esercito, o un enorme drago sputafuoco. Ogni volta appare dal nulla un ring, un palazzo, e tutti gli altri attendenti del caso (anime dal pianeta Terra) e il mondo attorno si trasforma.

È folle, brillante e coloratissimo e se solo non fosse per le tendenze ped***** della protagonista nei confronti del principe dodicenne (con cui, per fortuna, non succede nulla), sarebbe assolutamente perfetto.

Tutto ciò senza che sapessi nulla di sumo. Mi ha divertita troppo per non menzionarlo.

 

L’arte di guarire è l’ultimo libro della trilogia già citata di Fabio Rosini (scritto per secondo) ed è un’esegesi sull’incontro tra l’emorroissa e Gesù nonché manuale di psicologia. Ho un’ottima opinione di questo libro, ma il mio preferito resta il terzo volume, L’arte della buona battaglia letto l’anno scorso.

 

Ci sono premesse che catturano subito l’occhio del lettore con l’idea di mescolare generi differenti, ma cosa succede se questa unione non va per il verso giusto? Capitano casi alla Capitan Corinth, dove uno dei due generi è ben implementato e super interessante, ma l’altro è ultra noioso e mal fatto, rendendo così illeggibile più di due quarti della storia.

Questa serie manga è l’adattamento di un romanzo pubblicato online e già nel primo volume, pur molto promettente, spiccavano alcuni difetti, come il devastante info-dump delle prime pagine. Nondimeno, l’idea di un ufficiale galattico che si ritrova in un pianeta remoto dove esiste la magia ed è costretto a diventare un avventuriero, ha del potenziale. Potenziale che speravo invano di vedere approfondito nel secondo volume. Se la parte fantascientifica della storia è coinvolgente e interessante (l’umanità riunita in un impero intergalattico in lotta contro alieni antropofagi) quella fanta- medievale è noiosissima. Ti dispiace per la principessa in incognito (anzi, no: ha zero personalità ed era sgamabile già al primo secondo), ma tra il destino di un impero intergalattico e un piccolo regno privo di identità o spunti interessanti, non è difficile capire da che parte penda la bilancia. È uno dei fanta-medioevi più piatti e privi di personalità che abbia mai visto e l’idea che metà o due terzi della storia siano ambientati nel pianeta più monotono della galassia mi ha fatto mollare questa serie. Da evitare.

 

Zappa e spada – spaghetti fantasy è una raccolta di racconti italiani scritti con un umorismo alla Fantozzi. Alla lunga, a meno che non siate particolarmente fan di quel tipo di umorismo e/o di elementi dark, finirete per buttare il libro o voi stessi giù dalla finestra. Alcune storie non sono male, ma sono troppo poche per togliermi dalla bocca quel tremendo sapore di mai ‘na gioia. Questione di gusti personali, ad alcuni potrebbe piacere, ma non a me.

 

Seadevil è un libro di avventura e azione a cui ho già dedicato una meritata stroncatura sia in uno dei miei precedenti articoli, sia in una puntata del mio podcast. Le atmosfere sono ben descritte, ma la logica dietro agli eventi e alle scene emozionali è pari a zero. È come se l’autore volesse venire preso sul serio mentre dà un dark twist a elementi da cartone animato che più triti e ritriti non si potrebbe. I cattivi di Scooby-Doo pensano e agiscono in modo più sensato dei personaggi di questo libro, soprattutto del protagonista. Mai ‘na gioia, né sopra, né sotto al mare e razionalità ancora meno. Evitatelo a tutti i costi.

 

I want to escape from princess lessons è un altro libro che mi ha segnata per le ragioni sbagliate a cui ho dedicato un articolo in due parti. Se ho voglia di una storia d’amore dolce, la copertina e la quarta mi promettono una storia d’amore dolce, ma in realtà il libro è una lunghissima serie di abusi psicologici ai danni di un’innocente, ho tutto il diritto di protestare. Non riesco a concepire come ci si possa trovare qualcosa di romantico – se non nelle illustrazioni, che però non possono sostituire la storia. Il principe è un maniaco ossessivo e del controllo che non troverebbe le parole “spazio personale” o “rispetto” nemmeno nel vocabolario, figuriamoci nel comportamento. Considero questa storia un thriller psicologico con un finale tragico e un marketing/confezione fuorviante; solo in questa luce il romanzo ha un minimo di senso. Da evitare, a meno che non apprezziate quel genere.

 

Didn’t you say you hate me!? The troubled doting marriage life of a strange duke è un manga rosa il cui primo volume aveva generato aspettative disattese dal secondo. Nel primo, lui, un duca, aveva sposato lei solo per avere una spalla nelle occasioni sociali: le dice apertamente di odiare le donne, di non volerla toccare, e di stargli lontano almeno due metri, e che in cambio potrà vivere nella sua villa mega-lussuosa e spendergli i soldi come preferisce. Alla protagonista sta bene, ma dopo un gesto gentile da parte sua, lui si innamora di lei. Ciò alla fine del primo volume; nel secondo, pensavo, si sarebbero conosciuti meglio e dopo l’instaurarsi di una profonda fiducia, amore e rispetto reciproci avrebbero consumato le nozze.

No, lui le pratica se**o orale e con le dita. Da subito, anche se lei tenta di opporsi. Altro che misogino che non tocca le donne.

È stato un cambiamento di tono improvviso, privo di senso e che non ho apprezzato. Non toccherò mai più questa serie nemmeno per sbaglio.

 

Fiancee no more: the forsaken lady, the prince and their make-believe love è un altro rosa che di romantico ha solo la copertina. Arc, il principe in questione, è diventato uno dei personaggi maschili che odio di più in assoluto; posso capire la necessità di provare diffidenza se sei nel mirino di gente che vuole ucciderti, ma accusare di omicidio la persona che si è presa una pallottola nel tentativo di salvarti mi sembra piuttosto insensato. Arc è un sadico egoista maniaco del controllo che non fa mistero di voler controllare ogni singolo momento della vita di lei: dove e se farla uscire, cosa e come lei deve dire e fare, e di volerla usare come sfogatoio sess***e nonché allarme. E lei non ha altra scelta che obbedire perché vivono in un paese molto maschilista. La isola dai parenti rimasti (lei è orfana) e da tutte le persone che le vogliono bene, facendo credere a tutti che la ama e lui sia un gentiluomo perfetto, ma siccome la porta fuori a ben due appuntamenti, lei si prende la sindrome di Stoccolma e si innamora di lui.

Le uniche persone che potrebbero trovare romantico tutto ciò hanno dei problemi, o gusti piuttosto masochistici in tema di se**o, o entrambi.

Lei è una vittima, ma vale lo stesso per l’ex fidanzato che non l’aveva mollata per cattiveria (come di solito accade in queste storie), bensì perché ricattato; o la mollava, o il territorio della sua famiglia faceva una brutta fine. Viene costretto a fidanzarsi con la figlia di un ricco mercante e ci si trova così male da contrarre una dipendenza da droghe, finire sotto un carro, e poi in ospedale con delirium tremens. Spiegatemi come posso non compatirlo.

 

Naked in death è un thriller alla mai ‘na gioia con sangue, scandalo, se**o selvaggio e tutto il resto del campionario con in più la pretesa di trattare il tema degli abusi se*****i in modo non sensazionalistico e rispettoso delle vittime. Non ci è riuscito. La soluzione degli omicidi regge, ma il resto della logica interna traballa, e non di poco. Da evitare.

 

Il manga di The villainess who has been killed 108 times: she remembers everything è un festival dell’angoscia alla mai ‘na gioia con tanto sangue, gente pessima e scarsissimamente sviluppata, e un 1% ancora più scarso di umorismo. Lo stile di disegno è carino, ma se la qualità della scrittura è così bassa l’artista non può farci nulla. Ci sono pezzi di cartone disegnato che hanno molta più personalità e individualità dei personaggi. L’unica per cui non provi insofferenza è la protagonista, che compatisco; è alla mercé di una psicopatica che fa riavvolgere il tempo sull’intero pianeta ogni volta che la protagonista muore solo per vederla soffrire ancora. E la protagonista, prima ancora di radunare gli eroi, deve sopravvivere al tentato infanticidio da parte della madre stressata e avvelenata dall’amante del padre, nonché un assalto di lupi specificamente addestrati per divorare bambini. Mentre è in culla. Evitatelo a ogni costo.

 

Modern dungeon capture starts with broken skills si presenta come una storia d’azione, ma gran parte dello spazio è occupato dalle minorenni con corpi adulti che finiscono spogliate da mostri nel dungeon e che il buono deve andare a salvare prima che finiscano divorate o peggio. Anche se una delle due è a capo di una delle squadre di avventurieri più forti e famose. Che coincidenza sfortunata incontrare un mostro sconosciuto con quel potere specifico.

Non ce l’ho col protagonista, che si comporta in modo corretto, ma con l’autore. Il mondo è pieno di spunti interessanti, ma è poco esplorato; lo stile del racconto non mi piace, e le scene cringe e/o prive di senso sono frequentissime. Evitatelo.

 

A giudicare dalla copertina e dalla relativa quarta, Tim Specter e il terrore di Londra è una storia alla Scooby-Doo; un gentiluomo col potere di vedere i fantasmi sfrutta questa capacità per risolvere misteri, omicidi, nonché i problemi che tengono i defunti legati al mondo terreno. Finito il suo lavoro, i morti possono finalmente accedere al Paradiso o alla pace.

Niente di più sbagliato. L’aldilà non si sa se esiste, il protagonista ha la depressione per le prime sessanta pagine e nelle restanti è tutto un festival dell’angoscia con gente che muore, soffre, o soffre persino dopo la morte in un loop eterno di angoscia, solitudine e insoddisfazione. La moglie morta del protagonista è l’esempio principe di come non trattare un personaggio morto. Ma ‘na gioia, un oceano di nichilismo, e il fatto che questo libro si trovasse nella sezione per ragazzi mi hanno fatto gelare il sangue. Vedere questo tipo di filosofia spacciata come una cosa naturale, vera e priva di effetti negativi è sbagliato e pericoloso, o quantomeno discutibile.

Da evitare, a meno che non vi piaccia questo genere di dark fantasy.

 

E questi erano gli altri dieci migliori e peggiori libri del 2023! Il wrap-up è finito … o no?

 

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