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SULL’ARRIVO DEI FANTASMI

Cartoni animati che visitano il mondo reale e interagiscono alla pari con gli esseri umani, equivoci, misteri, risate, ironia… sono gli ingredienti del notissimo film Chi ha incastrato Roger Rabbit, del più recente Come d’incanto ma anche del mio ultimo libro, L’arrivo dei fantasmi, primo volume della serie L’invasione del paese già a soqquadro.

In questo articolo volevo parlarvi di cosa lo ha ispirato a scriverlo.

Amo i cartoni animati da ancor prima che imparassi a leggere e mi stuzzicava l’idea di combinare queste mie due passioni, ma ho comunque esitato a lungo prima di prendere la penna in mano. Non volevo creare una storia senza né capo né coda, avevo bisogno di personaggi interessanti, una trama ben studiata e soprattutto di un precedente letterario dimodoché la storia fosse originale ma non illeggibile.

Trovai il precedente nei romanzi postmoderni; appartenenti a una tendenza letteraria del secolo scorso, presentavano storie volutamente banali narrate in maniera frammentata, oppure accumuli di eventi variopinti ed insensati, come quelli giapponesi in cui personaggi di serie animate allora in voga irrompevano nel mondo reale.

Allora ebbi l’idea: perché non prendere questa (mancanza di) struttura e ribaltarla su sé stessa?

Ne risultò una storia in cui i personaggi passano da una situazione assurda di non senso a una di maggior consapevolezza e stabilità, in cui i pezzi della loro identità e della verità anziché frantumarsi ulteriormente, vengono lentamente e gradualmente ricomposti. Una storia di formazione e di avventura che non si accontenta di un unico tono e un solo genere ma ne accoglie molti come un’orchestra che armonizza strumenti diversi.

L’invasione del paese già a soqquadro è anche l’occasione per mettere alla prova la ferma mia convinzione che la scrittura continui a essere il medium superiore a tutti gli altri nonostante i suoi segni di crisi. Non vi è mezzo più duttile per raccontare una storia, costruire mondi sorprendenti e interessanti popolati da personaggi sfaccettati. Come potrebbe lo spazio ristretto di due ore e schiavo dell’immagine raccontare allo stesso modo di un romanzo? La scrittura può racchiudere tutti gli altri medium, suggerendoli e tagliando via le parti inutili ai fini della storia.

Nelle serie a cartoni animati o librarie assistiamo alle disavventure di personaggi buoni e cattivi e arriviamo ad amarli conoscerli intimamente senza che diventino del tutto incapaci di sorprenderci.

Volevo ricreare questa atmosfera e usare al massimo la fantasia per forgiare una storia polifonica e unica, dotata di sostanza ma non cupa, come quelle che vorrei leggere.

Voi che dite? Ci sono riuscita? Avete un cartone animato preferito? In caso affermativo, avete capito a quel cartone animato mi sono ispirata per quello fittizio di Giro, Volta e Coraggio? Scrivete tutto nei commenti e continuate a seguirmi!

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