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Rpg e scrittura: una fascinazione incompiuta

Gli RPG (ossia giochi di ruolo) sono un genere videoludico che ha rapporti diretti con la scrittura. Una relazione non sempre ottimale…

Gli ultimi anni hanno dimostrato come anche il videogioco possa essere un valido medium per raccontare una storia complessa e profonda: videogiochi indipendenti raccontano di solitudine, problemi mentali o di altra natura e di grandi domande, ma il genere videoludico che ha intrattenuto da sempre un rapporto speciale con la scrittura è quello dei giochi di ruolo, stretto debitore di Tolkien e altri autori fantasy. Nel corso del tempo i videogiochi di questo tipo hanno poi attinto ad altri scrittori e spunti, ma lo scopo di questo mio articolo non è illustrarne l’evoluzione, bensì i motivi della mia fascinazione per gli RPG e i loro punti in comune (nel bene e nel male) con la stesura di qualsiasi tipo di storia.

Punto primo: la storia. Solitamente il gruppo di eroi parte per salvare il mondo da una minaccia cosmica che non è sempre immediatamente chiara: la missione può partire dal recapitare una lettera, dall’uscire di casa o da un imprevisto e poco a poco tutto apparirà chiaro, non senza colpi di scena, false piste e rari ma preziosi momenti di ilarità. Come per i libri, ogni titolo ha un tono e un grado di serietà differente, ma in generale la sete di una trama avvincente è uno dei motivi per cui i giocatori si rivolgono agli RPG.

Come per i libri, purtroppo, non tutte le storie in questioni sono brillanti. Alcune sono zeppe di cliché, altre completamente prevedibili o viziate da meccaniche di gioco frustranti (per un lettore sarebbe come se lo stile usato fosse insopportabile).  Personalmente non mi dispiace che la missione dell’eroe/del giocatore sia importante, ma di alcuni cliché farei volentieri a meno: ad esempio, è proprio obbligatorio che il boss finale sia una divinità maligna di qualche tipo? D’accordo che ha senso che la lotta finale sia quella più difficile, ma ormai so sempre cosa aspettarmi…

Punto secondo: l’esplorazione/il senso della scoperta. Partire all’avventura con un gruppo di personaggi, visitare continenti noti e ignoti pieni di magia, mostri e segreti è un’enorme attrattiva per qualsiasi opera di fiction. Il giocatore è più attivo rispetto al lettore, ma entrambi assaporano comunque il piacere della scoperta.

Come può qualcosa di così meraviglioso avere risvolti negativi? Può, se il mondo, la storia e/o le mappe mancano di fantasia e i nemici sono mostri identici tra un titolo e l’altro. Un buon modo per combattere il secondo problema è fare in modo che i mostri diventino qualcosa da collezionare o al loro incontro sia possibile apprendere notizie su di essi, magari tale da cambiare la prospettiva sulla storia o almeno arricchire il mondo di dettagli e curiosità. Come nei libri: adoro quando inventano “regole” nuove per le creature magiche o inseriscono qualcosa di fresco e originale in una trama già vista!

Punto terzo: la progressione. Vedere i personaggi crescere e diventare più forti dopo ogni singola battaglia mentre si lavora alla costruzione della migliore squadra possibile è uno dei piaceri degli RPG. Analogamente, nelle storie soprattutto d’azione, è normale vedere l’eroe combattere contro nemici dalla forza crescente e diventare a sua volta sempre più potente/sicuro di sé/ vicino alla verità. La progressione dei personaggi e della storia è (solitamente) la stessa cosa e questo è vero tanto nei libri quanto nei film e nei videogiochi. Come sempre, non è una regola assoluta, può succedere che un protagonista fallisca o arrivi alla fine della storia peggiore o uguale a prima, ma in generale è bene che almeno uno dei personaggi cambi nel corso della narrazione (o risulterà noiosa). Questo aspetto organico di progressione della storia è uno degli aspetti più interessanti da cui, a mio parere, più scrittori di libri dovrebbero prendere esempio: non mi piace quando la storia diventa stagnante, allunga il brodo o viceversa diventa talmente frenetica da essere incomprensibile.

E voi? Come me vi alternate tra romanzi e videogiochi o rimanete fedeli a un solo medium? Qual è il vostro titolo preferito? Fatemelo sapere nei commenti e continuate a seguirmi!

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