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Cosa ho letto a maggio?

A maggio ho letto un sacco: alcuni libri erano meravigliosi, altri tremendi. Con quei bruschi alti e bassi è stato come salire su montagne russe di carta; ripercorriamole.

 

La scienza in cucina – piccolo trattato di gastronomia molecolare non mi ha fatto cambiare idea sulla cucina (cioè che quella tradizionale è la migliore). Ho imparato che “gastronomia molecolare” è una scienza astratta e “cucina molecolare” la sua applicazione, un mucchio di curiosità sui cibi, e se fossi stata meno incapace in chimica avrei imparato molto di più. Sul serio, se avessi saputo quante formule chimiche c’erano in quelle pagine, forse non l’avrei comprato. Ha dei punti di interesse, ma mi sentirei di sconsigliarlo a chi non interessa l’argomento e/o non è bravo in chimica. A volte l’empirismo batte la ricerca astratta e la cucina è uno di quei casi. Era uno degli ultimi libri della fiera libraria di marzo, la Bookpride.

 

Un titolo come To another world with land-mines! suscita l’aspettativa di gente che si ritrova in un altro mondo e usa mine di terra, super – armi, o qualcos’altro di folle, inaspettato e mai visto dai nativi per crearsi una strada. Invece è uno di quei fantasy “coi piedi per terra”, dove i protagonisti devono fare ricorso più al buonsenso e al lavoro a testa bassa che non a pugni o follie per crearsi una nuova vita. L’inizio è la parte più gradevole dell’opera: anime appena defunte di una classe di studenti periti in un incidente, sono convocate da una divinità con una pessima fama per scegliersi delle abilità che possano usare nel nuovo mondo in cui egli intende mandarle. Ma alcuni di quei poteri celano delle trappole: quelli più allettanti accorciano la vita di chi li usa, o hanno altri effetti collaterali terribili. Questi poteri (chiamati land-mines nel testo) rendono chi li possiede mine vaganti da cui il protagonista e i suoi due amici, decidono di girare al largo. Ci sono dei tocchi interessanti nell’opera, ma nel complesso il mondo in cui si ritrovano non ha carattere e non risulta granché interessante. Questo libro non si è rivelato come mi aspettavo, non è terribile ma nemmeno particolarmente memorabile e per questa ragione non penso di proseguire la serie.

 

Il secondo volume del manga Shangri-la Frontier lo ha confermato: questa serie sta diventando in fretta una delle mie preferite. Ambientato in un futuro in cui è possibile immergersi nei videogiochi con la realtà virtuale, assistiamo alle peripezie del protagonista, brillante videogiocatore alle prese con il videogioco che dà nome il titolo. I personaggi non giocanti sembrano troppo umani e sofisticati per essere opera di un computer e celano molti segreti. Le scene d’azione sono fluide, ben disegnate e seguirle è semplice e gradevole, il cast dei personaggi, pur non profondissimo, è ben realizzato e memorabile. Vedere le loro interazioni è pura gioia, il mondo di gioco ha una sua anima e lo stile di disegno aiuta molto a immergere chi legge nell’atmosfera. L’unica cosa di cui vorrei lamentarmi è l’avatar del protagonista, ma il resto è fantastico.

 

Ho dedicato al manga The wrong way to use healing magic già una stroncatura recensione appropriata che potete trovare nei miei articoli passati, ragion per cui non mi dilungherò. In breve, i problemi sono due: il protagonista, il mondo magico in cui si ritrova e il 99% dei personaggi hanno zero personalità e l’unico tra loro che ne è provvisto è insopportabile e compie azioni degne di un villain quando non dovrebbe esserlo. Uno spreco di soldi, tempo e pazienza.

 

Scrivere fantasy di Max Gobbo è il migliore manuale di scrittura che abbia mai avuto il piacere di leggere. È scorrevole e comprensibile, non c’è nulla di complicato, è ricco di esempi e di passione contagiosa per la scrittura e il fantasy: mi ha ricordato quanto li amo, anziché usare un tono distaccato, cinico o critico come i manuali di scrittura tendono a fare. Il fatto che non scoraggi e risulti molto completo, con tanto di esercizi di scrittura, gli vale il massimo del punteggio. Lo stra – consiglio a tutti. Era l’ultimo libro rimastomi dalla fiera di marzo.

 

Il sesto volume di She professed herself to be the pupil of the wise man è in linea coi precedenti. Nonostante il cringe e il fanservice di cui potrebbe tranquillamente fare a meno resta una serie fantasy che adoro, con descrizioni immersive e fantasiose intrise di senso d’avventura e meraviglia, scene d’azione che non guastano mai e una trama interessante piena di misteri. I rapporti di amicizia che si vedono scaldano il cuore e ho già menzionato una costruzione del mondo mica da ridere? Mi è piaciuto così tanto che ho subito ordinato il volume successivo.

 

Mashle – magic and muscle è un manga comico che fonde due premesse: quella di Harry Potter e Black Clover, con un giovane svantaggiato che entra in una prestigiosa accademia di magia pur essendone privo. In compenso ha una forza straordinaria e usa quella per togliersi dai guai (non il cervello perché non ne ha molto). Il primo impatto con lo stile artistico non è stato dei migliori, ma man mano che proseguivo mi sono resa conto che le espressioni stralunate e ridicole degli altri personaggi alle prese con il protagonista erano perfettamente appropriate. È una splendida commedia che ho deciso di proseguire.

 

Amare nella libertà di Timothy Radcliffe è un breve saggio che va dritto al punto e al cuore dell’argomento: l’amore vissuto in modo cristiano. Parla con estremo rispetto della sessualità umana, evidenziando i modi in cui può essere vissuta male o bene e lo fa con una delicatezza, una poesia e un’accuratezza di argomenti tale che non riesco a rendergli giustizia in queste poche righe. Tuttavia posso consigliarvelo, è un’ottima lettura.

 

Lackadaisy è una serie di fumetti su animali antropomorfi che vivono a Saint Louis nel periodo del proibizionismo, tra alcolici, scontri armati tra mafie e un omicidio rimasto irrisolto. Dopo aver visto l’omonimo pilot animato meravigliosamente su Youtube, mi ero incuriosita e ho comprato il primo volume in italiano; lo stile grafico e il character design sono le cose più belle in assoluto, ma il tasso di violenza si è rivelato molto più alto e cupo di quanto pensassi. Difatti ho apprezzato di più le strisce extra brevi, comiche e slegate dalla storia che non la trama principale. Tuttavia mentirei se vi dicessi di non essermi affezionata ai personaggi e incuriosita dal plot. Questa serie ha dei punti di forza, ma non sono sicura di volerla proseguire.

 

Ricordate quando avevo accennato a Pupil of the wise man? Nel giro di questo mese ho comprato e finito di leggere il settimo volume che mi ha sorpresa in positivo, mettendo una scena emotivamente toccante al posto di uno scontro che sembrava inevitabile. È una serie che oltre ai punti di forza succitati ha il potere di sorprendere in modo positivo, una dote meno frequente di quanto è augurabile. L’unico difetto è che è terminato su un cliffhanger e chissà quanto dovrò aspettare per vederlo risolto.

 

Curioso, se fosse vero è il primo libro che ho letto della montagna che ho preso al Salone del libro di Torino. È un romanzo piuttosto breve immerso in una sua atmosfera di sogno e incanto, ma non ha molta sostanza e a tratti risulta noioso. È un ritrovo tra personaggi illustri delle fiabe immaginato da una donna vissuta nel 1860. Ha un suo perché, ma non è il genere di lettura che cambia la vita.

 

Tuffarmi nel secondo volume di My daughter left the nest and returned as an S-rank adventurer è stato un azzardo che mi ha ripagato. Erano passati anni da quando avevo letto il primo libro, eppure è stato come se non fosse passato un secondo: mi ricordavo tutto dei personaggi principali (non li definirei complessi, ma non sono piatti e risultano umani e memorabili) e del mondo (che una sua anima). Il contrasto tra le scene di vita quotidiana, semplice e condita da gesti d’amore e quelle d’azione in cui la gente combatte e/o muore in modo straziante fa un certo effetto, ma è la cifra stilistica della serie (e le prime tendono a restare numericamente in vantaggio). Del resto avere solo le prime renderebbe impossibile non sbadigliare, e avere solo le seconde renderebbe questa serie un’angosciafest che mi sarebbe illeggibile. È toccante e realistico che il protagonista Belgrieve trovi qualche difficoltà a muoversi in fretta, visto che ha quarantun anni. Spero solo che nel villaggio sia filato tutto liscio in sua assenza, ma per saperlo dovrò leggere il prossimo volume.

 

Gatti e misfatti è un giallo che fa da prequel a uno che avevo letto in precedenza. Non brutto ma senza troppe pretese, senza infamia né lode, ma è ambientato e scritto in Italia e ha dei lati positivi – ad esempio il fatto che l’angst non è mai eccessivo, non ci sono errori di logica e ha comunque una sua atmosfera e un suo perché. Non mi è dispiaciuto, ma ci sono gialli migliori.

 

Luminys quest è un manga comico che ha tra i protagonisti i rabbids, i coniglietti nevrotici dei videogiochi di Rayman. Non avevo aspettative alte, solo di una godibile commedia/parodia fantasy e in parte lo è. Lo stile dei disegni è molto bello e alcune battute sono carine, ma il verdetto è meh. Nessuno dei personaggi o degli elementi del mondo risulta memorabile, tutto sa di trito e ritrito, nulla brilla particolarmente e mentirei se dicessi che una piastrella non sarebbe un protagonista migliore e più carismatico dei rabbids. Non proseguirò.

 

Non vince il più forte – elogio del compromesso è stato per me l’equivalente stampato di un gessetto passato sulla lavagna per dodici ore. Inganna. Ti fa credere che parlerà della bontà dei compromessi purché siano autentici, ma è una vilissima trappola. Lo fa soltanto nei primi due capitoli, tutto il resto è un insieme di opinioni con cui sono in forte disaccordo, superficialità, informazioni oggettivamente false, ipocrisie e posizioni inumane. Che “dobbiamo rinunciare al privilegio di essere umani” sia una frase che un umano ha scritto, altri hanno letto, approvato, stampato e altri ancora la condividano mi preoccupa non poco. Il primo capitolo è “evviva il compromesso”, il secondo “viva il compromesso tranne che con Hitler e tutti coloro con cui non concordo politicamente perché ovviamente coincidono e non si tratta coi despoti”, e di lì in poi è un crescendo. Nell’Ideale Nuovo Compromesso Sognato Dall’autore Che Si Imporrà Magicamente Da Solo Senza Guerre O Bisogno Di Imposizione Sanguinosa Dall’alto sono compresi tutti i singoli esseri umani, tutti gli animali, tutte le cose inanimate comprese le pietre, le nuvole e l’acqua in ogni forma, tutto e tutti sullo stesso piano intellettuale e giuridico meno gli altri esseri umani che non gli piacciono. Puzza un po’ di ipocrisia. Ho seri problemi con il marxismo, ma di questo e del libro ne parlerò in un prossimo articolo.

 

Ho poi comprato e letto il secondo volume di Mashle – magic and muscle e non l’ho affatto rimpianto. Ormai adoro questa serie.

 

Tra azioni, colpi di scena e un protagonista che ha solo due anni meno di me, il terzo volume del manga Kaiju n. 8 non ha deluso le aspettative. Il tema di riprendere la scalata a un sogno difficile è qualcosa che tocca molti, me compresa, da vicino. Avevo passato anni a tentare di soffocare il mio amore per la scrittura, ma alla fine vi ho ceduto e ne sono solo felice.

 

Medioevo fantastico, scritto da Tyler Ov Gaia, è un saggio composto da brevi capitoletti pieni di magia e amore per il fantastico e il fanta-medioevo di dame, cavalieri e fiabe; mi ha fatto scoprire e apprezzare cose che non sapevo del mondo reale e rivalutare il medievalismo storicamente inaccurato che prese piede nell’Ottocento (ma era nato già prima come reazione all’Illuminismo). Ha una sua atmosfera particolare e un unico difetto: troppo fuffoso, evocativo e dispersivo per i miei gusti, ma l’ho apprezzato lo stesso, se non altro perché ho conosciuto Ludwig II (che fu re della Baviera, cugino della famosa principessa Sissi e non ebbe vita facile) e luoghi medievalisti incantati in Italia di cui prima non avrei mai sospettato l’esistenza, come il castello di Sammezzano, il borgo di Grazzano Visconti e la Scarzuola. Poi luoghi come il caffè Pedrocchi di Padova, il castello di Lichtenstein (creato a partire dalla copertina di un romanzo medievalista) e quello di Neuschwanstein (costruito per volere e insistenza del succitato Ludwig II). Li ho aggiunti tutti alla lista di posti che mi piacerebbe visitare e se ci riuscirò ve lo farò sapere.

 

Edito da Caravaggio editore, Frammenti d’autore è una raccolta di racconti brevi di penne famose a tema soprannaturale. Si sono rivelati più deprimenti di quanto mi aspettassi; i migliori sono Effetti di un sogno interrotto di Pirandello e I gatti di Ulthar di Lovecraft che era un amante dei gatti e non lo sapevo, ma sono felice di aver rimediato alla mia ignoranza.

 

Il cuore del principe corvo è un lunghissimo YA, nonché un retelling di Cenerentola. Non riuscivo a staccarmene, infatti l’ho finito nel corso di un fine settimana, ma al contempo mi ha ricordato perché non mi piacciono gli YA: troppo angst, troppo lungo (cento pagine in meno avrebbero giovato perché erano piene di fuffa inutile), non mi piace quando gli umani sono i cattivi della situazione, quando gli unici religiosi che compaiono sono corrotti della peggior specie (i bigotti esistono, ma il messaggio “religione=bigottismo” è molto riduttivo e coglie solo un lato, nonché il peggiore, del complesso e vasto fenomeno delle religioni; il cristianesimo aveva storicamente dei motivi precisi per essere contro la magia, basti pensare che alcuni riti misterici di religioni pagane prevedevano sacrifici umani e auto mutilazione e che la magia era legata a forme di superstizione che oggi troveremmo discutibili, se non caricaturali o sbagliate. Non è difficile pensare che in un mondo dove le fate coesistono da sempre con gli umani, esso avrebbe adottato una prospettiva differente in materia) e quando la fonte del conflitto e di ogni problema è sempre e solo esterna e la chiave per risolvere tutto è “dimentica tutto ciò che ti è stato detto e abbraccia la tua parte più selvaggia senza remore! Sei una persona meravigliosa che non può sbagliarsi su niente, sei fantastica, non vedi quanto sei fantastica, abbracciati!”. Trovo questo messaggio un po’ troppo inflazionato, se non fuorviante, nonché lontanissimo dalla mia esperienza personale: aspettarsi di essere subito bravi in qualcosa e che il mondo corra srotolarti davanti il tappeto rosso al cospetto di quanto sei speciale, oltre che immaturo, è il modo più sicuro per restare scottati. Servono molto allenamento, costanza e umiltà per diventare scrittori decenti e lo stesso vale per qualsiasi altra cosa o attività, compresa la morale, la salute fisica e mentale, e l’autostima. Conoscere sé stessi è sempre un buon consiglio, ma non lo è altrettanto quello di seguire tutti i nostri istinti e impulsi; non sempre ci prendono.

Mi è molto più facile affezionarmi a protagonisti che commettono errori e devono rimediare, a quelli che sono umili, o a quelli superbi ma abbastanza forti e con la testa sulle spalle per poterselo permettere. Nel caso di questa protagonista, le sue azioni hanno senso, nondimeno se si gratta appena sotto la superficie appare chiaro come in realtà non sia così profonda come appare a una prima occhiata e lo stesso vale per quasi tutto il cast.

L’inizio e la fine del romanzo mi sono piaciuti molto, anzi, avrei voluto che l’ultima parte in cui lei finalmente impara a controllare i propri poteri venisse sviluppata, anziché solo menzionata e lasciata fuori campo, ma la parte centrale era lentissima e non finiva mai.

Luci, ombre e gusti personalissimi che mi impediscono di apprezzare a fondo gli YA, ma del resto ognuno ha i propri.

 

Starduster – il gioiello delle stelle è un fumetto che trae in inganno. Lo stile è bello, coloratissimo e con un’anima tutta sua, ma appena sotto la patina cromatica così splendente si cela un nichilismo estremo. L’idea che le anime e i ricordi dei morti vengano triturati per diventare polvere di stelle e accendere le stelle mi è fonte più di disturbo che non di conforto. È diretto ai più giovani, quindi è scusabile che la trama non fosse troppo intricata, ma a maggior ragione si poteva usare un po’ meno pessimismo, oltretutto in vistosissimo contrasto col miracolo che viene dal nulla nel finale.

Sarà questione di sensibilità personale, ma mi sono ritrovata scossa e disturbata da questa lettura per gente più giovane di me.

 

Cronache di vascello del capitano Aquindici e altri racconti è invece un capolavoro che mi ha guarito l’anima. Sono tre racconti in totale e ho pianto per due su tre. Il primo è il più bello, molto toccante, ha un messaggio splendido sulla cultura, la mortalità e la religione (prima viste poi prese a cuore da un piccolo alieno), il secondo è bello (un ragazzino smette progressivamente di credere in Babbo Natale per diventarlo aiutando chi ha intorno) e il terzo è probabilmente la favola moderna meglio scritta e più spassosa che abbia mai letto. Un libro breve ma favoloso, IL migliore che ho letto in questo mese.

 

Dopodiché ho divorato in pochissimo tempo il quarto volume di Kaiju n. 8; in totale sono sette e nel frattempo non posso che augurare al protagonista di uscire vivo dallo scontro in cui è stato coinvolto controvoglia. Cosa succederà, ora che è stato scoperto il suo potere di trasformarsi in mostro?

 

Anche La biblioteca sotterranea e altri racconti è un manga, o, meglio una collezione di racconti brevi in quella forma, ma l’ho trovato assai meno brillante rispetto alle Cronache del capitano Aquindici. Lo stile grafico e narrativo sono colmi di fascino, ma la tristezza e i finali di alcune di queste storie non mi sono piaciuti molto – non perché siano brutti, solo questioni di gusto. Del resto è stato un acquisto di impulso e non sempre ci si prende.

 

E voi? Cosa avete letto di bello, a maggio? Fatemelo sapere!

 

 

 

 

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