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Come mi va

 

Come mi sta andando in questo periodo

 

La domanda “come va?” è una delle più frequenti, e non sempre si ha la voglia (o è il caso) di elaborare a fondo. Ma oggi lo farò.

 

La risposta è: tra alti e bassi, ho un sacco di cose in cantiere. Ho terminato lo studio dei mattoni per l’esame di guida turistica, ma nessuno sa ancora la data dell’esame. So già che dovrò ripassarmi geografia e Storia ed esercitarmi coi quiz, ma non ho alcuna fretta né voglia di cominciare.

 

Un’altra novità e che dopo aver letto centinaia di light novel, mi sentivo pronta a scriverne una, così mi sono messa al lavoro su Addio, fantasy harem!, storia di una maga che si svincola dal suo ruolo di innamorata senza cervello e abbandona il party-harem dell’Eroe. Questo, però, crea grossi problemi a Falin, l’autrice della storia, rinchiusa in una struttura che uccide gli autori che non vendono abbastanza.

Dovrebbe essere una storia litRPG con una protagonista OP dal tono comico e piena d’azione e misteri… o almeno, doveva. Il genere sta virando verso la tragicommedia – complice, anche, la mia inesperienza: non è la prima volta che scrivo azione e umorismo, ma sto toccando con mano che leggere molte opere di un genere non significa saperlo scrivere.

Ho sempre apprezzato i romanzi litRPG per come sanno farti sentire a casa e coinvolgerti in mille avventure: magia, dungeon, mostri da sconfiggere, misteri, un pizzico di intrigo politico, girandole di personaggi, esplorazioni psicologiche rese in modo coinvolgente come lotte o strategie che portano alla vittoria … fantastico, ma come accidenti ci riescono gli autori, e come faccio a imitarli?

Pur avendo già steso i primi capitoli e idee piuttosto chiare sul finale e il mistero principale, è come se la parte in mezzo fosse avvolta da una fitta nebbia.

Che l’esecuzione sia più importante del concept è una lezione che ho imparato già da lettrice: a un romanzo con un concept molto interessante ma fatto male, chi non ne preferirebbe uno dall’ideazione meno originale ma ottima esecuzione, magari con battute e personaggi brillanti?

È un problema comune a tantissimi scrittori e risolvibile in vari modi, ma a questo se ne aggiunge un altro (non meno diffuso): il mio casinismo. Ho sempre scritto “di pancia”, senza prima creare una scaletta o una struttura complessiva – il che non significa che non abbia mai riletto e riscritto le mie opere, cancellando o modificando le parti che ne avevano bisogno. La mia serie di Camena è giunta alla quinta riscrittura prima di essere pubblicata e mi sono fatta aiutare da un editor, solo per dirne una.

Tuttavia, secondo molte testimonianze e le utili lezioni di Rotte Narrative, la cosa migliore sarebbe creare un concept, un canovaccio con tutti gli eventi principali in ordine cronologico e infine una scaletta per ogni scena, prima di partire per la prima stesura.

Al che sono sorti tre problemi: il primo è che se per cominciare a scrivere devo aspettare di avere la Struttura Perfetta e la Scaletta Perfetta dove tutto già funziona e io devo solo scrivere senza modificare nulla, potete star sicuri che non butterò giù una sola riga finché vivrò.

Il secondo è che non è detto che le idee della scaletta funzionino. Ho provato a buttarla giù per i primi archi narrativi, solo per rendermi conto con orrore che quelle scene che mi erano sembrate così brillanti a livello di trama e struttura, erano tremende a livello di tutto. Non ringrazierò mai troppo i miei alfa lettori.

Il terzo problema risiede nel genere: le light novel nascono come webnovel, ossia storie scritte a puntate online; dopodiché, se diventano abbastanza popolari, sono poi scelte dagli editori e raccolte in volumi stampati o ebook. Gli autori che le pubblicano su siti dove devi pagare per leggere i nuovi capitoli hanno tutto l’interesse a creare serie belle lunghe; una dinamica e struttura piuttosto diversa dai nostri romanzi occidentali “tradizionali”. Sono nipoti dei romanzi d’appendice – opere come il Conte di Montecristo e le storie di Jules Verne sono nate in questo modo – ma scrivere un romanzo a puntate è molto diverso che scriverne uno che non lo è.

Gli stessi autori di light novel ammettono di avere cambiato idea più volte in corso d’opera grazie anche al feedback dei propri lettori online. Ho in comune con loro pure il fatto che le idee migliori mi vengono in corso d’opera, mentre conosco i personaggi e faccio mente locale sulla loro situazione, anziché pianificando per massimi sistemi.

Alla fine ho deciso di procedere a tentoni con la prima stesura, basandomi sugli spunti di romanzi litRPG e su dove voglio arrivare. Sfortunatamente è sorto l’ennesimo problema: la mia impazienza. Vorrei che la prima stesura fosse già perfetta, ma in realtà tutto quello che deve fare è esistere: una prima stesura di cacca è molto più utile di duecento castelli in aria. È come tirare fuori tutti i pezzi di un puzzle: alcuni sono quelli giusti, altri devono essere aggiustati, altri ancora vanno scartati perché appartengono a un’altra immagine/genere o sono pessimi.

Questa prima stesura non è affatto divertente, ma so che dovrò passarci per ottenere qualcosa degno di essere letto.

 

Il mio tentativo di conciliare la scrittura di Addio, fantasy harem! Con lo sbobinamento delle lezioni di scrittura rimaste è andato a buon fine, ma solo durante settimana scorsa. Se capita un solo giorno impegnato, la tabella di marcia va a quel paese. Sono difficili da incasellare in una routine perché sono tutte differenti a livello di lunghezza e complessità: una lezione può essere lunga quindici minuti e richiedere poco tempo, ma quella dopo è un’ora e mezza. E come fai a sbobinarla tutta prendendo appunti senza perderci più di un pomeriggio?

Sono interessanti e utili – non mi ritengo perfetta e so di avere ancora molto da imparare – ma sono troppe. Se devo aspettare di farle e interiorizzarle tutte dovrò mollare per scrittura per due o tre anni e non ho intenzione di farlo; la pratica non è meno importante e utile della teoria. L’ideale sarebbe affiancarle, ma non sempre mi sarà possibile.

Purtroppo sto pagando il prezzo di averle incasellate nella cartella mentale “compiti”. Come mi ha insegnato la scuola, i compiti sono cose fastidiose che ti impediscono di godertela e sentirti a posto con te stesso e l’unico modo per sbarazzartene è svolgerli. È una mentalità che mi è stata indispensabile per superare il classico e gli esami universitari, ma in questa situazione è solo un ostacolo.

 

Sto anche provando una nuova dieta che mi sta facendo riscoprire quanto io ami la frutta secca. Mi mancano i dolci, il fritto e il ragù di mia madre (metà maiale e metà mortadella), ma devo perdere del peso e iniziare da qualche parte. Distrarmi con la scrittura e i videogiochi è di enorme aiuto per non sentire la fame, o la voglia di fare snack.

 

Ho anche rallentato le letture; a volte anche alcune di queste finiscono nella casella “compiti”. Come se la parte migliore non fosse il viaggio di scoperta nella storia, bensì incasellare un romanzo nello spazio opportuno del mio diario di lettura e scrivere a mano una mini-recensione in vista di quella sul mio blog. Se non voglio che leggere smetta di essere un piacere (e impazzire tra gli impegni di queste settimane) mi conviene rallentare.

Così mi conservo più libri e light-novel per il binge-reading estivo. E siamo tuti contenti.

 

Sul fronte videoludico, sono passata da Mario e Luigi fraternauti alla carica – che ho adorato! – al fangame di Pokemon chiamato Pokemon Armonia. Dopo mille avventure e l’ennesimo essere alla Eldritch da battere in un’estenuante boss fight finale, mi serviva proprio qualcosa di più tranquillo con accanto un adorabile pokemon-gatto di tipo acqua.

 

In tutto questo, la stesura (e traduzione in inglese) della mia fanfiction I divoratori di stelle è un’oasi di serenità. Nessuno stress sulla qualità, o paranoie se piacerà o meno al pubblico, solo una continua coccola ai miei personaggi preferiti ammazzati senza pietà dall’autore dell’opera originale. C’è anche una trama, ma non arriverà prima di qualche centinaio di pagine. Non a caso ho correttamente taggato l’opera come “slice of life”, genere in cui la trama è o assente o molto lenta, e il focus è sulla serena quotidianità dei personaggi.

Ho reputato la traduzione una necessità perché in Italia non è arrivato né l’anime, né il romanzo originale, indi se volevo condividere la mia ossessione con altri ossessionati non avevo altra scelta. È un’esperienza che mi sta insegnando molto sul mondo complesso e affascinante della traduzione. È una cosa che mi sarà piuttosto utile per la traduzione futura di Addio, fantasy harem! – quando avrò finito di scriverlo.

Se siete curiosi ne ho pubblicato online qualche capitolo in italiano, ma ricordatevi di tarare le aspettative su ciò che ho detto prima. Ci troverete anche un brevissimo one-shot sulla cattura di Zygarde in un raid in Pokemon Spada visto dal punto di vista di un PNG; l’ho scritto per darmi pacche sulla spalla da sola dopo averlo catturato col solo aiuto dei PNG, un’impresa tutt’altro che agevole.

 

Voglio fare della scrittura un lavoro e continuare a imparare e migliorarmi sempre sia in contenuti sia nello stile, ma voglio anche ritagliarmi un po’ di divertimento.

Ho anche altri progetti in cantiere, ma ve ne parlerò la settimana prossima. Tenetevi pronti e intanto ditemi: a voi come va?

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